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L’America rurale ha voglia internet ad alta velocità 

Cosa ci vuole per superare l’ultimo miglio e portare Internet e la larga banda in quei posti come l’America rurale, le sterminate praterie, deserti e tutte le località  dove non sarebbe economica una cablatura?

Esistono differenti soluzioni, alcune delle quali addirittura in grado di usare i satelliti (e un ritorno telefonico, oppure una costosa trasmissione in uplink verso il satellite) che cercano di risolvere questo problema. Ma una delle più promettenti parrebbe essere quella allo studio del collegio degli ingegneri americani, meglio conosciuto come IEEE, che si occupa di ratificare gli standard.

Il gruppo di lavoro, il cui numero di identificazione è poi quello che battezzerà  lo standard, è 802.16, meglio conosciuto come WiMax. La tecnologia, costruita per quanto riguarda la parte dei protocolli di trasmissione radio ma non ancora definita per la frequenza radio impegnata, presenta una particolarità  che probabilmente la rende molto interessante in un prossimo futuro.

Si tratta del raggio di azione: 30 miglia, cioè circa 50 chilometri, ovvero quanto basta per “illuminare” un’area sufficientemente ampia con un solo access point che funzioni anche da router. Potrebbe essere, secondo molti di quei ricercatori che si muovono nell’ambito delle comunità  online, la risposta anche allo strapotere dei fornitori di accesso, dato che si potrebbero aprire veramente le porte del libero mercato.

Pensiamo come potrebbe essere invece che nelle aree rurali del continente nordamericano in una città  media italiana. Città  dove i costi di cablatura sono particolarmente elevati e le procedure di “unbundling” del vecchio monopolista (quello che gli americani definiscono con una espressione particolarmente colorita “incumbent”) paiono essere lunghe e difficili.

In un attimo un nuovo fornitore di servizi potrebbe, con quattro o cinque grossi access point WiMax, portare la connessione da 1,5 Mbps (superiore alle Adsl) a un bacino di clientela ampio e offrire dentro le mura di casa il servizio a tutti quegli utenti che acquistassero il ricevitore. Una piccola rivoluzione dietro l’angolo, insomma, della quale è probabile che risentiremo parlare tra qualche anno. Anche perché in America stanno partendo le sperimentazioni. E quello che succede negli Usa qualche anno dopo arriva anche da noi…

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