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Libero Wi-Fi in USA: sì a San Francisco e no a Dallas

“Ogni abitante di San Francisco dovrà  poter accedere gratuitamente ad internet in modalità  wireless e a banda larga, i nostri cittadini dovranno poter specializzarsi e cogliere le opportunità  di lavoro create dalla new economy” è stato il discorso che il 42esimo sindaco di San Francisco, Gavin Christopher Newsom, ha ribadito direttamente dalla centralissima Union Square della sua città , seduto davanti ad un laptop connesso ad un hotspot Wi-Fi in standard 802.11b.

Il progetto fa parte della relazione annuale cittadina e quindi prevede precisi investimenti perché essa venga realizzata dal DTIS – Department of Telecommunications and Information Services assieme all’Office of Economic and Workforce Development, e al Recreation and Parks Department, ma intanto la piazza in questione è a completa disposizione di chiunque voglia collegarsi con il proprio computer, da subito (seppur ancora definito “progetto pilota”).

Le prossime aree interessate saranno quelle del Civic Center attorno al municipio, dove risiedono vari palazzi governativi, musei e anche l’Opera House.

L’ISP che si occupa (dal marzo scorso) della gestione della rete è UnwireNow assieme a Terabeam Wireless che ha studiato l’infrastruttura, la rete wireless “unionsquarenetwork” è attiva, appunto, nella Union Square di San Francisco.

L’opposto sta accadendo a Dallas, presso la locale University of Texas: disincentivazione all’uso delle reti Wi-Fi nel perimetro del campus.

In gran parte dell’università  e del campus che la circonda sono attivi svariati punti di accesso di cui ogni studente e docente può fare uso illimitato in standard 802.11b e 802.11g per necessità  di studio, per usufruirne però dalla propria residenza gli studenti dovranno provvedere alla connessione esclusivamente attraverso un cavo Ethernet.

Gli studenti che non ottemperano subiranno azioni disciplinari da parte dell’università .

La causa potrebbe semplicemente essere un conflitto di interferenze che farebbe funzionare male le base station dell’università  che “incocciano” sulla stessa frequenza dei 2,4 GHz le base station degli studenti, oppure divieti dovuti a specifiche leggi dell’FCC statunitense, che impedirebbero l’uso privato della rete wireless universitaria.

Gli studenti hanno già  risposto alle autorità  dell’ateneo che è impossibile fare proclami di divieto visto che lo spettro di quella frequenza non può essere regolato con alcun diritto dall’università .

Nelle bacheche dell’università  si vedono ormai cartelli come questo, piuttosto minacciosi: “Urgent – Private wireless access point must cease operation immediately” (Urgente – Gli access point wireless privati devono smettere di funzionare immediatamente).

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