A Bagdad negli ultimi mesi sono nati molti Internet Cafe (il primo in assoluto ha aperto nel 2000) e lo stesso è accaduto a Karbala, una piccola città a sud est della capitale, nell’università di Bagdad vi sono 8 computer collegati a disposizione degli studenti.
Durante i giorni scorsi il governo/regime di Saddam Hussein ha anche permesso alcune connessioni dirette nelle case di selezionati cittadini iracheni, ma il servizio è piuttosto discontinuo.
L’accesso al web è permesso nel paese dal 17 settembre via Uruklink, la società statale che si occupa del “monitoraggio” delle attività online: digitando indirizzi come quello di Yahoo! oppure Hotmail (i due portali di email più popolari al mondo) sullo schermo appare la scritta “access denied”.
Le tariffe sono di 50.000 dinari iracheni (circa 25 euro) per tre mesi di connessione più un costo extra per ogni messaggio di posta elettronica inviato.
Ricordiamo che in Iraq i telefoni cellulari personali non sono ammessi e gli stranieri trovati in possesso di telefoni satellitari sono considerati potenziali spie, con tutto quello che ne può conseguire.
Gli albori dell’internet iracheno non sono e non potranno essere dotati di molti servizi e tecnologie provenienti dagli Stati Uniti che sono per legge embargate in alcuni paesi nemici, tra i quali c’è ovviamente, più che mai in questo periodo, l’Iraq.
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L’internet iracheno.
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