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Mac OS Road Show: Emozioni

Emozioni: sono quelle che ci offre Apple tutte le volte che partecipiamo ad uno degli eventi che organizza. Sono quelle che ci trasmettono gli oratori, che come antichi sacerdoti di un esoterico culto, trasmettono agli adepti, rapiti nell’estasi mistica di possedere il Potere.

Computer ed arte.
Binomio possibile? Certamente si, a giudicare dallo spettacolo di vera “arte informatica”, tenutosi giovedì 14 marzo al Centro Congressi di Milanofiori ad Assago, seconda tappa del RoadShow italiano di Mac OS X.
“The state of the art” dei Sistemi Operativi e l’attesissimo Photoshop 7, lo strumento principe di chi si occupa di grafica, sono stati i protagonisti indiscussi dell’incontro, attorniati dagli altri partecipanti eccellenti, i responsabili di Microsoft per Office v. X e gli esperti di FileMaker 5.

Un gran successo di pubblico (come si puo’ constatare dalle immagini da noi pubblicate su questa pagina) ha premiato questo metodo di presentare i prodotti, focalizzando l’attenzione sul software, in una cornice di Macintosh che spaziavano dai Titanium agli iBook, all’iPod, fino al nuovo iMac LCD, che catturava gli sguardi desiderosi dei partecipanti come una vera primadonna.

Una serie di nomi eccellenti ha magnetizzato l’attenzione della platea, vastissima, che è accorsa in massa a riempire la sala congressi, in molti per carpire i segreti e le novità  della presentazione italiana di Photoshop 7.

Giovanni Ferrari, Software Sales Manager South-Europe di Apple, introduce la scaletta degli argomenti alternandosi con Lorenzo Sangalli, davanti alla sala gremita di gente, fornendo una vista d’insieme sulle caratteristiche “del” Sistema Operativo, evidenziando lo sforzo di non aver voluto creare una frattura tra il vecchio ed il nuovo.

L’ambiente “Classic”, collante tra le tecnologie del decennio scorso e quelle del futuro è descritto solo superficialmente, ponendo invece l’accento sui nuovi “plus”: la memoria protetta, un reale multitasking, un concreto supporto multiprocessore, il tutto interfacciato dalle moderne tecnologie di input/output (FireWire ed USB), senza dimenticare il leggendario “plug and play”, da sempre proprio dei sistemi Macintosh.

Non sono mancate punte d’orgoglio, nel sottolineare la capacità , che ha avuto la casa di Cupertino, nel riuscire a fondere insieme, in un progetto organico, elementi OpenSource con soluzioni proprietarie.

L’intera struttura grafica è stata sviluppata attingendo ai migliori standard sul mercato: il sistema Quartz, derivato da NeXTStep, per il 2D, le OpenGL di Silicon Graphix per il 3D, oltre a QuickTime, il gioiello di casa.
Tutte componenti, integrate, come non mai, tra di loro (di cui viene citato l’esempio classico del cubo tridimensionale sulle cui facce viene proiettato un filmato), alle quali si affianca il supporto del linguaggio Java2.

Con un’ossatura di questo genere, non c’è da stupirsi se, in poco tempo, siano state rese disponibili più di 2500 applicazioni native, rendendo la questione, se abbracciare o meno il nuovo Sistema, una mera formalità .

Certo, le caratteristiche del Mac OS X, sarebbe già  sufficienti di per sè, per invogliare ad utilizzarlo, ma Apple lancia dei chiari messaggi in tal direzione.

Le applicazioni del “Digital Hub”, strategia nodale della casa, non sono più tutte disponibili per il vecchio sistema: iPhoto, il più recente e spettacolare del gruppo, è il segnale che bisogna smettere di tessere solo le lodi di X, ma, invece, utilizzarlo appieno.

Si riaccendono le luci, si entra nel dettaglio delle applicazioni. Eliana Caputo, Product Manager di Office Microsoft per Mac, illustra le particolarità  di questa versione, appositamente studiata per avvantaggiarsi delle features di OS X.
Trasparenze ed effetti in perfetto stile Aqua fanno da padrone nei tradizionali componenti della suite: Word ed Excel, persino nella gestione delle immagini all’interno dei documenti.
Il primo, in particolare, ha dalla sua strumenti di selezione multipla e funzioni proprie del DTP, offrendo effetti non ottenibili con altri semplici wordprocessor.
Farà  piacere, inoltre, a chi ha già  acquistato il prodotto o sta pensando di farlo, che l’incarnazione del formato “.doc” non è cambiata, permettendo un efficace interscambio con i documenti provenienti dalle scorse edizioni di Office 98, Office 2001 per Mac, nonché Office 2002 o XP per Windows.

PowerPoint, dal canto suo, si arricchisce della capacità  di integrare filmati QuickTime “.mov”, con tutti gli appropriati effetti del caso: automatismi, dissolvenze, trasparenze, che danno, alla presentazione, uno stile decisamente professionale.
In ultimo, Entourage, allarga il concetto di client di posta elettronica tradizionale, proponendosi come assistente globale, promettendo un’elevata integrazione tra email ed indirizzario, appuntamenti, scadenze.

Arriva il momento del break, e tra la folla, come un’apparizione, fa la comparsa Enzo Biagini, Presidente di Apple Italia, la cui presenza, anche se non tra gli oratori, mostra ancora una volta, quale importanza rivesta la manifestazione.

Di nuovo la sala sprofonda nel buio e si cambia genere.
“Interoperabilità  tra i propri dati” sono le parole chiave con le quali, Roberto Mosca, di FileMaker Europe, descrive le mutate esigenze degli utenti moderni.
Non esistendo più una sede “fissa” nella quale svolgere il proprio lavoro, i “mobile users” devono essere in grado di poter attingere in ogni momento e virtualmente da ogni luogo (concetto di “virtual industry”), ai propri dati.
Per far ciò, la scelta si è orientata sull’utilizzo del browser come strumento di visualizzazione universale, idealmente indipendente dalla piattaforma hardware usata e dal sistema operativo.
Naturalmente, la visione e la modifica dei dati via browser, come si farebbe agendo sui campi in una macchina locale, non può prescindere dall’avere un occhio di riguardo per la sicurezza: in tal senso è possibile stabilire un sistema di limitazioni, associando delle password, volendo, a ciascun settore del database.

Viene esposto il problema dell’utilizzo inefficace di Excel, come manipolatore di dati, paradossalmente il sistema più usato al mondo, che, però presenta il limite di non poter applicare dati relazionali.

La soluzione è nell’uso di FileMaker 5, il quale permette l’importazione dei fogli di lavoro di Excel, preservandone caratteristiche e strutture. Già  il processo di importazione automatica riconosce fogli ed aree di lavoro multiple, generando un risultato è di grande similtudine, per quanto, esso, debba essere considerato una base di partenza per poterli trasformare in un database più ampio, magari aggiungendo formati per mezzo di un apposito assistant, campi e consentendo anche una parziale selezione della grafica con la quale verrà  rappresentato (formati in XML).
Scelta progettuale che è possibile integrare, per mezzo di appropriati plug-in di terze parti, dedicati alla gestione della grafica.

Ad esso si affianca la rinnovata versione 2.0 di Filemaker Mobile, per i dispositivi palmari di Palm OS ed I-Mode del mercato giapponese. Il pacchetto consta di due parti distinte: il plugin che si installa sulla versione desktop e l’applicazione per il palmare.
La novità  sta nella maggior estensione dei campi gestibili (50 in luogo dei precedenti 20), potendo compiere gran parte delle operazioni del FileMaker “da tavolo”. Selezione di quali e quanti campi, sincronizzazione da e verso la macchina, sono solo alcune delle capacità  del software, ricordando che è possibile inserire grandi quantitativi di testo, avendo fatto sfruttare, ai campi testo del programma, i campi note del Palm.

Il pubblico comincia a rumoreggiare, è salito sul palco il dimostratore di Adobe.
Quali novità  nasconderà  Photoshop 7, ci si chiede, con malcelata curiosita? Istantaneamente, l’interesse viene catalizzato dallo scatenato personaggio, che a raffica fa sfoggio della sua bravura con la tavoletta grafica ed abilità  nel disegno, nonché nell’eccellente padronanza dello strumento.
L’intera sala viene incantata.
Una generazione di effetti pittorici come non si era mai vista, forme variabili e dinamiche dei pennelli, parametrizzabili in modo da poter essere riutilizzati, tool di deformazione con possibilità  di vedere i livelli sottostanti in trasparenza, una girandola pirotecnica di effetti, premiata da scroscianti applausi.

Entusiasmo nel provare la eccezionale integrazione tra InDesign, Illustrator e Photoshop, legati insieme dal collante del motore Quartz di OS X, davvero sfruttato al massimo.
A proposito di una delle innovazioni più clamorose: il timbro “healing brush”, sfugge una battuta (“non sapremo come tradurlo, forse “pennello della salute”), che lascerebbe supporre della futura localizzazione in italiano per Photoshop 7.
Del resto ne avevamo già  dibattuto tempo addietro, sempre sulle pagine di Macity, ma se ne saprà  di più, a riguardo, dopo la presentazione del prodotto riservata alla stampa.
Solo le lancette dell’orologio fermano, a malincuore, l’esibizione del virtuoso di Adobe, per lasciar spazio ad un vivacissimo scambio di domande finale, confronto nel quale si è spaziato su temi importanti, dalla pirateria alle localizzazioni che non ci sono, passando per questioni su prezzi e certificazioni.
Un pubblico maturo, dunque, che ha mostrato di recepire ed apprezzare gli sforzi compiuti dalle aziende in questi mesi. Chissà  poi, cosa ci riserverà  il futuro …

Arrivederci, Apple, e grazie. Ci vediamo al prossimo sogno.

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