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La memoria a nastro magnetico torna in auge

L’acceleratore di particelle LHC (Large Hadron Collider) situato presso il CERN di Ginevra e utilizzato per ricerche sperimentali nel campo della fisica delle particelle, genera dati pari dai tre ai sei giga al secondo. Nonostante la potenza e la velocità dei moderni dischi rigidi e unità SSD, l’unico meccanismo che permette di archiviare grandi quantità in modo sicuro è un sistema inventato circa 60 anni fa.  È quanto fa notare The Economist, parlando dell’importante ruolo che il nastro magnetico ha ancora in vari ambienti.

Il ruolo del nastro si è spostato dal puro backup all’archiviazione e gestione dati e oggi i tape drive sono utilizzati nel settore dei media, intrattenimento, brodacasting, applicazioni di imaging e ovunque sia necessario accedere e condividere file digitali di grandi dimensioni.

L’archiviazione su nastro è la più vecchia tecnologia di memorizzazione ancora in uso. Il primo sistema a utilizzarla fu l’UNIVAC nel 1951, primo computer commerciale creato negli Stati Uniti. Benché le vendite dei nastri siano diminuite dal 2008 in poi, arrivando a registrare un calo del 14% nel 2012, stando a quanto riporta il Santa Clara Consulting Group, vi è ora un’inversione di tendenza: il mercato è cresciuto dell’1% nell’ultimo trimestre del 2012 ed è prevista una crescita del 3% per la fine di quest’anno.

Alberto Pace, a capo della divisione data and storage del CERN spiega che il nastro a lungo termine ha quattro vantaggi rispetto ai tradizionali hard disk: velocità (4 volte più veloce), affidabilità, assenza di necessità di alimentazione per conservare i dati, sicurezza (in caso di attacco hacker è ad esempio possibile cancellare in modo sicuro 50 petabyte di dati in pochi minuti).

Altri vantaggi sono il basso costo per gigabyte (4 centesimi contro i 10 dello storage su disco) e l’affidabilità nel tempo. I nastri possono essere letti in modo affidabile anche dopo tre decenni, contro la media dei cinque anni di un tradizionale HD.

 

Anche le odierne cartucce che offrono la possibilità di memorizzare sei terabyte di dati in modo compresso, non sono ad ogni modo più sufficienti quando si devono memorizzare enormi quantità di dati. Evangelos Eleftheriou, manager della divisione storage technologies presso l’IBM Research Lab di Zurigo, nel 2010 ha mostrato in collaborazione con Fujifilm un meccanismo che permette di superare molti dei limiti dello stoccaggio elettromagnetico, memorizzando 29.5 gigabit per pollice quadrato, un meccanismo che permetterebbe di memorizzare 35 terabyte su una singola cartuccia. Per il Dr Eleftheriou questo non è abbastanza e la sua sfida attuale è riuscire a memorizzare 100 gigabit per pollice quadrato e creare il dispositivo di lettura necessario. Se avrà successo, sarà possibile sfruttare cartridge sulle quali memorizzare in modo affidabile fino a 100 terabyte

La sfida più grande a quanto pare non è tanto comprimere le particelle di bario-ferrite sul nastro ma la costruzione di una testina di lettura/scrittura nell’ordine dei 10 nanometri in grado di leggere correttamente quando memorizzato su un nastro che viaggio alla velocità di cinque metri al secondo. Il Dr Eleftheriou è ad ogni modo fiducioso e spera di presentare i primi prototipi nel corso del prossimo anno.

A proposito di tape drive, ricordiamo che recentemente per gli utenti Mac Tandberg Data ha presentato il tape drive  LTO-6 HH FC, soluzione che fornisce backup veloce e archiviazione portabile se utilizzato in bridge con una soluzione Fibre Channel-to-Thunderbolt. La funzionalità LTFS (Linear Tape File System) permette di accedere rapidamente e condividere file digitali di grandi dimensioni. Un’ora di video HD (500GB) può essere trasferito in meno di 50 minuti.

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