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Microsoft, a vuoto la manovra elusiva

E’ andato a vuoto il tentativo di Microsoft di ritardare il corso del processo che la vede imputata di esercizio illegale del monopolio. La corte d’appello, infatti, ha respinto la richiesta di differire il riesame delle accuse da parte della corte distrettuale fino a quando la Corte Suprema, cui Redmond ha chiesto di occuparsi del caso, non avesse deciso se prendere in considerazione gli incartamenti. Secondo la corte d’appello la domanda di Microsoft non si “fondava su ragioni di evidente opportunità “, evidenziando anche come gli avvocati della società  avessero “manipolato le nostre (della corte NDR) opinioni, con particolare riferimento a quanto sarebbe stato necessario per giustificare la cancellazione del finding of facts e le conclusion of law”.
La disposizione della corte d’appello significa quindi che il processo andrà  avanti senza interruzioni e che il caso tornerà  all’esame di un giudice distrettuale prima che la Corte Suprema si pronunci sulla ammissibilità  del processo al massimo grado di giudizio. Nei fatti significa, quindi, che entro sette giorni, e senza ritardi, tutti gli incartamenti andranno all’esame di un nuovo magistrato entro pochi giorni.
Al contrario se la richiesta di Microsoft fosse stata accolta il processo sarebbe stato congelato, forse per mesi, in attesa di un pronunciamento della Corte Suprema.
Ricordiamo che il giudice distrettuale non dovrà  disporre una nuova sentenza riesaminando la colpevolezza o meno di Microsoft. I giudici della corte d’appello hanno infatti appurato che le accuse nei confronti di Microsoft erano, sostanzialmente, corrette. La corte distrettuale, invece, dovrà  solo deliberare nuovamente sul rimedio da apporre perchè Microsoft non possa più abusare della sua posizione dominante sul mercato. Tra le ipotesi in esame continua a sussistere anche quella della suddivisione in due entità  separate, una che si occuperà  dei sistemi operativi e una degli applicativi.
La battaglia sulla dilazione del giudizio viene considerata essenziale da Microsoft. Al centro del contendere c’è infatti la più volte paventata intenzione da parte del Governo di chiedere il blocco della commercializzazione di XP proprio sulla scorta del giudizio, confermato da parte della corte d’appello, di esercizio illegale del monopolio. Poichè é stata appurata una colpevolezza in merito da parte di Microsoft, secondo molte associazioni di consumatori e legali, sarebbe sbagliato correre il rischio che Redmond perseveri con il suo nuovo sistema operativo, prima che sia stato apposto un rimedio efficace.
Al momento però pare che non sussistano i tempi necessari per un blocco di XP; il Governo al massimo potrebbe chiedere un rinvio di una ventina di giorni al lancio anche se alcuni esperti di antitrust, come Bob Lande della scuola di legge di Baltimora, crede che per il DOJ sarebbe meno rischioso e dispendioso focalizzare la sua attenzione sui rimedi da imporre a Microsoft piuttosto che spendere energie su un dettaglio che potrebbe rivelarsi infruttuoso.

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