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Microsoft: mediazione fallita. Venerdì la sentenza?

La ricerca – continua il giudice – si è dismostrata infruttuosa – dopo quattro mesi di tentativi ho dovuto concludere le posizioni sono troppo distanti per essere avvicinate in qualche modo”.
“Eravamo pronti a trovare un buon accordo – ha commentato l’Assistant Attorney General Joel Klein – che giudicavamo un’ipotesi migliore del continuare nella vertenza legale, ma non un accordo qualunque esso fosse non era la soluzione che ci poteva interessare”.
“Ci sono state divisioni tra il Dipartimento di Giustizia e gli Stati implicati nel processo che hanno impedito di trovare una soluzione”, ha detto Bill Gates nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella serata di ieri, primo aprile. Voci di stampa hanno infatti supposto che i maggiori ostacoli nel trovae un accordo mediato siano venuti proprio dai 19 stati che hanno co-querelato Apple con il Dipartimentod i Giustizia. Molti di essi, parti in causa nella mediazione, non hanno accettato le soluzioni proposte e avrebbero visto i colloqui tra DOJ e Microsoft per un accordo su un documento comune come una mossa per escluderli dalla soluzione finale.
Sempre secondo fonti giornalistiche un documento d’accordo era già  pronto ma gli Stati hanno chiesto nuove modifiche che hanno provocato il crollo definitivo della mediazione.
Tra le altre una chiedeva a Microsoft di sviluppare una versione di Office per Linux, una seconda chiedeva di assegnare a ciascuno stato il potete di imporre il rispetti delle norme sull’anti-trust a Microsoft, indipendentemente dal Governo Federale. E sarebbe stata quest’ultima richiesta a far ritirare Microsoft dal tavolo della mediazione. “Per la società  di Redmond – ha detto l’esperto legale Bob Lande a C/Net – sarebbe stato un incubo fatto realtà “.
Ora per Micorsoft si apre un periodo di grande incertezza e di inevitabili nuove tempeste legali. Il giudice Jackson emetterà  la sua sentenza, probabilmente, il prossimo venerdì, a mercati finanziari chiusi. Poi verranno definiti i rimedi da applicare al modello d’affari di Microsoft a cui, come ha già  fatto capire il responsabile delle questioni legali dei produttori di Windows, la società  di appellerà . Entro 24 mesi il caso dovrebbe, dunque, finire alla corte suprema. Ma nel frattempo decine di studi legali privati potranno usare gli elementi emersi nel corso del processo di Washington per chiedere indennizzi e risarcimenti per privati che si saranno sentiti danneggiati dalle pratiche legali di Microsoft. Si potrebbe trattare di miliardi di dollari in uscita dalle casse di Bill Gates.
Ma quello che forse più di ogni altra cosa si dovrebbe temere a Redmond, fanno presenti, è l’incertezza che seguirà  ad una sentenza di Jackson. Nessuna delle decisioni strategiche che Microsoft prenderà  da qui alla sentenza finale della corte suprema sarà  al sicuro da eventuali sentenze definitive sfavorevoli che potrebbero vanificarla o dichiararla illegale.

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