Alle volte sarebbe da rimaner sorpresi dall’ardire, di alcuni software, nel proporsi in certi segmenti densamente affollati di concorrenti. Chi avrebbe mai scommesso, un paio di anni fa, sul successo di un nuovo client di posta quando in quel momento storico, l’email vera killer-application di Internet, era divisa in parti ineguali tra Mail di Apple, Eudora Outlook, PowerMail, Mailsmith e qualche altro nome minore?
Gli stessi responsabili della Mozilla Foundation pronosticavano tempi lunghi per la diffusione della loro proposta “Thunderbird”, basandosi sulla considerazione che sia molto più difficile convincere un utente a cambiare un software tanto personale quanto il client email.
Eppure, a quasi due anni di distanza il progetto è maturato fino a seguire l’evoluzione delle macchine Apple, adesso migrate a nuovo hardware. Thunderbird si è adattato divenendo anch’esso Universal Binary, per essere utilizzato sui Mac di ieri e di domani, approfittando dell’occasione per migliorare la stabilità del prodotto e curare alcuni buchi nella sicurezza.
Nello specifico la versione attuale del software rimedia a bug che potevano verificarsi:
– su pagine web codificate UTF-8, sfruttando una debolezza del BOM (Byte-Order-Mark);
– usando VCard fittizie, appositamente malformattate;
– caricando un buffer overflow nella componente crypto.signText();
– scalando i privilegi di account attraverso aggressione con XUL;
– simulando una risposta HTTP fasulla;
più altri casi meno frequenti, ma comunque critici, tra cui ancora la corruzione della memoria dopo un crash dell’applicazione.
Thunderbird offre poco alla raffinatezza o sofisticazione dei moderni client email, pieni di opzioni di integrazione con altri software o feature di dubbia utilità . Un mailer nudo e crudo, che permette molto (dispone anche di lettore di newsgroup integrato), ma soffre dell’odiosa scelta di un address book ancora separato, non collegato con quello fornito da Apple che pure non è malvagio.
Una strada percorsa anche da Eudora o, ai tempi, dal modulo mail di Netscape Communicator (PowerMail 4, da una certa release in poi, gettò la spugna e ne sfruttò la possibilità per non perdere consensi), che seppur svantaggiosa da un lato, dall’altro ne permette una portabilità impensabile rispetto alla concorrenza.
Bastano 55 MB di spazio libero su una chiavetta USB, una qualsiasi scheda di memoria, un iPod o qualsiasi altro dispositivo rimovibile, per avere sempre con sé Thunderbird Portable e la propria posta elettronica, conservando account, password, impostazioni.
Il software soffre occasionalmente di qualche incertezza nel refresh grafico, come del resto accade anche al fratello Firefox, ma si tratta di peccati veniali rispetto alla velocità con la quale ha scaricato 300 messaggi accumulati in una casella di posta di scarso utilizzo. Una rapidità di esecuzione che ha quasi del meraviglioso, in confronto alle lentezze di altri bloatware.
Sia la versione “Portable” che l’ultima release 1.5.0.4 UB richiedono Mac OS X 10.2 come minimo, pesano all’incirca 20 MB e sono liberamente scaricabili (anche tradotto in italiano) a partire da questa pagina web.