Iniziamo da HP. L’accordo di Steve Jobs con Carly Fiorina è più importante di quanto non possa sembrare a prima vista. Secondo quanto trapelato dai comunicati stampa, infatti, Hp rivenderà iPod azzurri prodotti da Apple e accluderà in tutti i suoi Pc iTunes.
Alcune considerazioni vengono fatte da The Register e dal New York Times (registrazione gratuita richiesta). In pratica, scrive il NYT, la mossa di Steve Jobs porta nel mondo Pc una serie di tecnologie software e standard di tutto rilievo per il futuro della casa di Cupertino. iTunes, innanzi tutto, ma insieme a iTunes arriva per forza anche QuickTime e Rendezvouz. Importantissimo passaggio in un momento in cui si sta spalancando l’opportunità del mercato delle periferiche “intelligenti” in rete (e Rendezvouz è la tecnologia per creare reti senza bisogno di configurazioni).
Ancora, Compaq poi acquistata da HP è stata una dei primissi inventori (già nel 1999) di hard disk tascabili per ascoltare musica. Il progetto, spiega The Register, si chiamava “PJB” ed è stato anche brevettato. Poi, durante la fusione con HP, sono emerse altre priorità di prodotto e l’azienda ha perso sostanzialmente la capacità di investire nel settore che Steve Jobs ha occupato con iPod. Aprendo contemporaneamente una via di uscita per HP, schiacciata dalla concorrenza di Dell e dal monopolio di Microsoft. Adesso l’accordo con Apple apre la via ad altre possibili devices intelligenti progettate da HP o da Apple e basate sul pacchetto di tecnologie sviluppate a Cupertino.
Qualcosa di simile, anche se sfruttato in modo differente, è successo anche con lo standard FireWire (sviluppato da Apple e poi restituito al mercato creando una società ad hoc) e con AirPort (è stata Apple ha richiedere al governo Usa le registrazioni necessarie per le radiofrequenze che hanno permesso in concreto la liberalizzazione dei 2.4 e dei 5 Mhz necessari al funzionamento dell’802.11b e 802.11g).
Ma anche la strategia delle iApp, che si sono arricchite del nuovo GarageBand ed hanno visto un sostanziale arricchimento delle altre, adesso più coerentemente integrate, lascia presagire, secondo il NYT, un percorso nel quale non è più il software ad essere il Re ma, paradossalmente, l’hardware.
Dopo che per quindici anni Microsoft ha infatti regnato sovrana col monopolio del suo sistema operativo e – dal punto di vista dei produttori – come arbitro del mercato (detenendo il sistema operativo Microsoft è quella che ha deciso quali applicazioni fosse possibile sviluppare e quanto in profondità si potessero integrare con il sistema operativo e quindi con il Pc), adesso si apre un livello di libertà anche nel mondo Pc: HP e Apple aprono la via a un pacchetto di standard aperti per la condivisione di risorse e un potenziale mercato di perfiriche e devices sulle quali Bill Gates non può dettare legge.
La stessa cosa sta succedendo anche in ambito server, secondo quanto osserva Jon Rubinstein, vicepresidente di Apple responsabile per lo sviluppo hardware e braccio destro di Steve Jobs fin dai tempi di NeXt durante una intervista con il sito E-Commerce.
Il punto chiave per l’azienda di Cupertino è la certificazione di compatibilità dei suoi server con Windows, Unix e Linux da un lato e dall’altro la strategia di facilità d’impiego unita al basso costo sul mercato (per esempio solo 8 dollari a Gigabyte per l’Xserve Raid, la soluzione di storage Apple basata sui nuovi G5). Terminata la transizione verso un sistema coerente di hardware, secondo la prospettiva di Rubinstein, infatti, la partita per Apple si gioca nell’ottenere un posizionamento di mercato ottimale.
Anche qui fa gioco la scelta di aderire a tecnologie software opensource da un lato, al minimo costo del software (Xserve viene venduto con Mac Os X 10.3 Server e un numero di postazioni illimitato) e occupare una posizione leader per quanto riguarda il livello tecnologico.
Secondo varie opinioni, infatti, Apple sta giocando molto bene le sue carte e proponendo in concreto non solo quello che Microsoft promette da anni (e non mantiene) in ambito Pc, ma lo sta proponendo anche agli stessi utenti Pc. Con tanti piccoli software e soluzioni aperte che hanno il duplice scopo di invogliare le persone a fare switch oppure a rendere standard anche in ambiente Windows le soluzioni tecnologiche su cui investe Cupertino. Alla fine, la migliore garanzia di non ritrovarsi come a metà degli anni Novanta in possesso di una tecnologia proprietaria e “isolata”, che costringe molti dei suoi stessi adottatori ad abbandonare per ragioni di compatibilità .