La battaglia dell’audio digitale si volge anche nei campus universitari. Su questo terreno, un tempo fertile prateria dove, grazie alle connessioni ad alta velocità , scorrazzavano gli adepti del P2P, si stanno confrontando oggi i nuovi protagonisti del settore consapevoli che la ‘conversione’ al download legale del grandissimo numero di studenti americani potrebbe rappresentare la conquista di una base d’utenza fondamentale per il successo economico del business.
Di ieri è la notizia che Apple ha appena raggiunto un accordo per la vendita di 1600 iPod a scopo didattico e ludico all’università di Duke, di oggi quella di un altro accordo della rivale Napster per la fornitura dei suoi servizi a sei università americane.
In base alla convenzione Napster concederà a prezzo speciale agli atenei (Cornell University, George Washington University, Middlebury College University of Miami, University of Southern California e Wright State University) l’abbonamento ai suoi servizi. A loro volta le università potranno rivendere o cedere gratuitamente lo stesso servizio ai loro studenti. L’obbiettivo è chiaro: da una parte le università vogliono disincentivare i loro alunni all’uso dei servizi di download illegale e incrementare la qualità della loro offerta tecnologica cavalcando quella che è una vera e propria mania ‘hi-tech’, dall’altra Napster spera che gli studenti abbonati a prezzo concordato o addirittura gratuitamente finiscano poi per acquistare canzoni e restare fedeli al servizio.
Napster non è nuovo a tentativi di approdo al modo universitario. Alcuni mesi fa aveva stipulato accordi similari con Penn State e Rochester University. La scelta aveva però suscitato aspre critiche da parte di chi non usava il servizio ma era costretto a pagarlo ugualmente perché incluso nella quota d’iscrizione. Anche gli utenti Mac, che a livello universitario non sono pochi negli USA, si erano ribellati in quanto il negozio di Napster, al contrario di quello di Apple, vende canzoni non utilizzabili sui Mac.