Da tempo il mercato si chiede quando Steve Jobs metterà a fattor comune le due aziende che guida: Apple e Pixar. Non solo per l’ipotesi di una fusione, che era stata ventilata in passato più volte e sempre smentita anche dallo stesso Jobs, ma se non altro per gli asset tecnologici.
Pixar, che deve le sue fortune non solo al talento di Lasseter come sceneggiatore e regista ma anche alla capacità di creare software innovativi e in qualche modo rivoluzionari per la produzione di immagini digitali, ha finora utilizzato prevalentemente tecnologie basate su architetture Intel e cluster di computer Linux per gestire nel modo più efficace ed efficiente gli onerosi processi di rendering.
Ma parallelamente Apple ha continuato a sviluppare tecnologie innovative e potenti su di una serie di fronti che sono strategici per Pixar: costo e flessibilità delle potenti macchine basate su processori G5, innovativi software di editing video digitale, sistemi di clustering semplici e potenti, fino ad arrivare ai codec di alto livello per la gestione delle immagini digitali e alla fortuna di aver basato Mac Os X su Unix (facilitando al massimo il porting delle applicazioni Linux e Open Source sulla piattaforma di Cupertino).
Tra i codec disponibili spicca anche Pixlet, sviluppato dal team di QuickTime insieme a Pixar e studiato per avere il massimo rendimento con il video digitale.
Adesso, dalla conferenza organizzata da Apple a New York Uncompressed for Final Cut Pro aperta da Don Peebles, si apprende che per le workstation su cui lavorano i grafici Pixar sta facendo switch ai nuovi G5, soddisfatta per la qualità e la potenza ottenibile dalle tecnologie made in Cupertino.
Daa qui a passare anche ai cluster per il rendering, il passo sarebbe breve (da un punto di vista tecnologico) e, secondo alcuni esperti del settore che hanno partecipato alla presentazione del seminario, in realtà starebbe avvenendo in queste settimane.