Il Pentium M, secondo molti analisti, sarà il processore di riferimento per i computer Mac. Ma Apple non rinuncerà certamente ad utilizzare processori ad alte prestazioni, studiati appositamente per i desktop. La tabella di marcia di Intel, in questo senso, appare molto confortante e stimolante.
Santa Clara sembra infatti puntare in una direzione che, come sostenuto da Steve Jobs durante la WWDC, è la stessa di Apple: capacità d’elaborazione in crescita con consumi ridotti e nuove tecnologie.
Un buon esempio di questa strategia è rappresentata da Conroe, nome in codice di un chip che rivoluzionerà in buona parte lo schema di base su cui sono costruiti gli attuali Pentium. Conroe, in particolare, abbandonerà l’architettura NetBurst, responsabile degli alti consumi dei Pentium, e abbraccerà quella alla base dei Pentium M, studiata da un team israeliano responsabile dei progetti più innovativi degli ultimi mesi in casa Intel.
Netburst era stata studiata per incrementare rapidamente, nel passaggio da una generazione all’altra, la velocità del clock dei processori, una tecnica di marketing che, pur a fronte di un aumento di prestazioni non sempre all’altezza delle aspettative, serviva a sostenere le vendite. Ora come noto Intel ha lasciato questa strada (al punto che i processori non sono più contraddistinti dalla velocità in clock ma da un numero che ne specifica la classe) e Netburst è divenuto uno scomodo ed inutile relitto del passato.
Conroe, il cui rilascio è previsto per la seconda metà del 2006, oltre all’abbandono di Netburst avrà come caratteristica principale una circuiteria da 65 nanometri e 4 MB di cache, due per ciascun nucleo. La velocità del clock non viene specificata da Intel che, per altro verso, si limita a confermare unicamente che sta lavorando ad un chip che ha questo nome in codice. Alcuni siti sostengono però per grazie alla circuiteria affinata e alla minor dissipazione di calore Conroe potrebbe essere il processore che porterà Intel alla soglia dei 4 GHz. Il chip potrebbe disporre anche della tecnologia Hyperthreading, un sistema che suddividendo il processore in aree, ciascuna delle quali si occupa di calcoli specifici, aumenta le prestazioni. L’uso di Hyperthreading su un chip basato sull’architettura del Pentium M sarebbe una novità e un successo dei laboratori di ricerca di Intel perché la pipeline dei Pentium M, sensibilmente più corta di quella dei Pentium 4, allo stato attuale delle cose non permette di usare l’Hyperthreading.
Un’altra tecnologia di grande interesse se si considerano le prospettive in cui si muove il Mac, è Vanderpool, un sistema di virtualizzazione del processore che permette di creare macchine virtuali all’interno della stessa CPU. In pratica Conroe non solo sarà in grado di gestire in maniera “virtualmente” separata due applicazioni che non interferiranno l’una con l’altra, ma addirittura potrebbe lanciare due sistemi operativi contemporaneamente. Intel alcuni mesi fa aveva dimostrato le potenzialità di Vanderpool mostrando una macchina che passava da Linux a Windows premendo alcuni tasti e senza alcuna riavvio. Se si pensa che i computer Mac saranno in grado di far funzionare anche Windows, oltre che Mac OS X, si comprende molto bene quali enormi potenzialità dischiuda Vanderpool. Ma questo non è tutto. Con Vanderpool si potrà aggiornare un sistema operativo senza sospendere il lavoro, dividere un computer in sezioni, una per compiti professionali e una come sistema personale oppure avere una parte di computer che opera su applicazioni “legacy” (come quelle PPC che vengono emulate da Rosetta), e una che usa applicazioni in fat binary, native per processore Intel.
Conroe potrebbe avere anche a disposizione Lagrande, una seconda tecnologia hardware finalizzata a proteggere le macchine da attacchi informatici. Un chip dotato la Lagrande sarà in grado di creare spazi separati per ciascuna applicazione, impedendo eventuali contagi di virus ma anche attacchi informatici di altro tipo, come i furti di numeri di carte di credito o dell’identità dell’utilizzatore della macchina. Ma oltre a questo potrà anche aiutare la lotta alla pirateria, anche se Intel, per ovvie ragioni, non rivela dettagli troppo specifici al proposito.
Se la tabella di marcia sarà rispettata da Intel, Conroe permetterebbe ad Apple di evitare totalmente l’impiego della classe dei Pentium 4 tradizionali che rappresentano la generazione attuale e presentare macchine a basso consumo e alte prestazioni anche nella gamma “pro” desktop.
Conroe sarà da altri processori adeguati al mondo di desktop. Uno di questi sarà Sossaman. Si tratta di un derivato di Yonah, il chip a doppio nucleo per portatili, che Intel vorrebbe usare per il mondo dei server blade, e che per le sue caratteristiche appare particolarmente adatto a macchine con case molto compatto, come gli iMac.
Verso fine 2006 Intel lancerà anche Merom, un chip della classe Pentium M che costituirà la base per Conroe e sarà archietturalmente diverso da Yonah. Se quest’ultimo di fatto è un affinamento e un’evoluzione di Dothan (l’attuale Pentium M), Merom sarà dotato di tecnologie non presenti in Yonah, tra queste l’Hyperthreading e il supporto ai 64-bit.
Poiché appare molto probabile che Apple userà processori Pentium M anche nei desktop, varrà la pena di tenere d’occhio anche Merom quale candidato ad apparire in qualche macchina totalmente nuova o in versioni rinnovate di macchine come Mac mini.
Riassumendo è possibile immaginare che, dopo il lancio di Mac mini e degli iBook con Yonah (a metà del 2006) alla fine dell’anno o all’inizio del 2007 potrebbero apparire i PowerMac con Conroe e i PowerBook con Merom; poco dopo o poco prima appariranno gli iMac con Sossaman. A quel punto potrebbero mancare solo gli Xserve da aggiornare.
Al momento è difficile dire che cosa potrebbe utilizzare tre due anni Apple. La tabella di marcia di Intel prevede per l’inizio del 2006 il rilascio di Woodcrest, un chip della classe Xeon destinato a macchine server di fascia bassa. Ma se Apple volesse fare il salto di qualità Intel potrebbe proporle Paxville, un processore a doppio nulcleo destinato a macchine a due o quattro vie, o, forse più probabilmente, Dempsey, un chip ancora più avanzato realizzato con circuiteria da 65 nanometri e velocità prossime a 4 GHz.