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Quando il marketing virale incontrò Wikipedia

Wikipedia infettata coi virus del marketing. Il rischio era già  stato paventato, ma adesso prende corpo l’ipotesi con un esempio concreto, secondo quanto riporta il sito BoingBoing.

La Bbc produce un gioco, Jamie Kane, che racconta le storie sotto forma di reality game di una realtà  alternativa destinato a un pubblico di adolescenti femminile. Prodotto inusuale per l’azienda pubblica britannica, che da tempo è alla ricerca di modi e a quanto pare anche di contenuti differenti da quelli proposti sinora, il gioco riscuote un certo successo.

Su Wikipedia in lingua inglese ha fatto però la sua comparsa la voce dedicata al gioco che appare essere più un esercizio di marketing virale fatto sfruttando le potenzialità  dei nuovi media che non la risposta a un effettivo bisogno informativo. In buona sostanza, una marchetta.

BoingBoing nota così la comparsa di questa voce, scritta dall’utente “Jon Hawk” da un computer collegato da una sottorete di Bbc (webgw1.thls.bbc.co.uk) che lascerebbe supporre un eccesso di zelo, una iniziativa del dipartimento di pubbliche relazioni o addirittura un piano di marketing orchestrato per offrire copertura al fenomeno attraverso l’enciclopedia collaborativa.

Notato quasi immediatamente dai supporter di Wikipedia, l’articolo è sottoposto a furiose discussioni e si incammina verso una probabile revisione, se non altro perché – per correttezza di cronaca e intellettuale – la voce dovrebbe essere integrata con un paragrafo che spieghi il fatto che “Jamie Kane” è anche il primo esempio di probabile marketing virale da parte di una grande organizzazione.

Bbc non è nuova al sospetto di utilizzare strumenti inediti per il marketing virale: due settimane prima del lancio della nuova serie televisiva del Doctor Who, avvenuta lo scorso autunno, una “copia pirata” con qualità  elevata circolò attraverso la rete di BitTorrent, creando aspettative e contribuendo a decretare il miglior successo in quasi quaranta anni di programmazione della fiction educativa e di fantascienza britannica.

Il rischio vero, invece, si pone sulla salvaguardia dei contenuti (o per essere più precisi, sulla possibile salvaguardia dei contenuti) di Wikipedia. E’ vero che i tempi di reazione e il modo collettivistico di discussione e revisione degli articoli rende i casi di scrittura “marketing oriented” più difficili di quanto probabilmente gli uffici di comunicazione e relazioni esterne delle aziende non vorrebbero. Però il rischio c’è: bastano poche correzioni, qualche aggettivo, per rendere ad esempio “belle” o comunque in una luce positiva anche le tecnologie delle grandi multinazionali. Oppure per aprire la strada, in ambiti del sapere in cui la rilevanza o l’ottica con la quale si guarda a un fenomeno dipendono sostanzialmente dal patto di fiducia tra l’autore materiale del testo e il lettore, in cui le distorsioni si possono fare strada in un senso o nell’altro.

Perché se è vero che Wikipedia sta reagendo, come si è saputo anche pochi giorni fa al termine della conferenza di Francoforte sul Meno, al rischio di vandalismo e ideologie “congelando” alcune voci che hanno raggiunto un livello di “equilibrio e completezza” tale da permetterne ad esempio la pubblicazione su Cd-Rom (uno degli obiettivi di Wikipedia, sempre gratuito) e la sua reazione è improntata a un certo puritanesimo dei contenuti, è anche vero che la prospettiva editoriale e il rischio di “contaminazioni” da parte di soggetti che hanno interessi commerciali è sempre forte e subdola, mentre per l’appassionato che in buona fede esprime giudizi si prospetta la possibilità  concreta di una censura delle proprie opinioni talvolta essenziali e rilevanti (come qualunque giudizio di merito) per comprendere il senso di un avvenimento o di una informazione.

Il futuro di Wikipedia, una delle “novità ” del 2005 per il grande pubblico, è meno lineare e trasparente di quanto non possa apparire a un primo, distratto colpo d’occhio.

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