Qualcuno al mondo potrebbe mai pensare di vedere Jonathan Ive licenziato da Apple o da qualunque azienda al mondo? Ovviamente no, eppure Ive pensava che potesse essere il suo turno quando Steve Jobs è tornato a Cupertino. A rivelare il retroscena è ancora una volta il libro Becoming Steve Jobs, in Italiano Steve Jobs Confidential, che sta per andare nelle librerie.
Secondo quanto si legge in un estratto, un brivido scese nella schiena di Ive il giorno in cui Jobs annunciò la sua visita ai laboratori di design. L’idea che frullava nella testa del più famoso designer di oggetti di consumo al mondo, era che l’arrivo del fondatore Apple fosse finalizzata a cacciare Ive.
«In quel momento – dice Ive – aveva già cominciato a discutere di riprendere in azienda Harmut Esslinger (il designer del Mac originale) e credo che quella visita ai laboratori fosse stata organizzata essenzialmente per licenziarmi. I prodotti che avevamo messo in commercio fino ad allora d’altra parte erano tutt’altro che buoni». In effetti sotto la scure di Jobs erano caduti molti prodotti e anche molte teste.
Invece quell’incontro fu l’inizio di una simbosi di pensiero e di filosofia che ha condotto Apple al punto in cui è oggi. Come spiega Schlender che ha scritto il libro con Tetzeli, fu in quel momento che Jobs comprese quel che poteva dare Ive: «gli piacque subito. Disse che Gil Amelio (il precedente CEO) aveva sprecato il suo talento»
Riposta l’idea di licenziare Ive, Jobs lo mise a capo del team di design dandogli mano libera e permettendogli di creare prodotti ancora oggi iconici come l’iMac trasparente, l’iPod originale e i primi MacBook in titanio.
