Il formato della radio digitale, Dab o altri, non è mai decollato. Ma non importa. Per la Riaa è meglio essere previdenti. Quindi, al via la richiesta per un “digital flag”, una bandierina software inserita nello streaming dei dati che ne impedisca la copia e la riproduzione non autorizzata.
La stessa cosa era accaduta per la televisione digitale, che poneva il problema della facilità con la quale poteva essere acquisita saltando a piè pari il bisogno di una conversione analogico-digitale e quindi creando per i potenziali “pirati” tanto temuti dalla Riaa non più un problema di “come” ma soltanto di “quanto” spazio sull’hard disk fosse necessario per rubare la proprietà intellettuale contenuta nelle immagini.
La FCC, l’organismo che regola negli Stati Uniti il mondo del broadcast, ha approvato un anno fa la bandierina digitale per la tv e adesso si appresta a fare lo stesso anche per quanto riguarda la radio digitale.
Intanto, la Riaa è ripartita all’attacco anche sul versante delle cause, che in passato hanno creato non poca inquietudine nei messi di comunicazione e nella opinione pubblica dal momento che avevano coinvolto minorenni con meno di 14 anni e persone molto anziane. Altre 400 cause negli Usa e la tendenza a coordinarsi con le polizie di tutto il mondo per colpire non solo chi ricava un lucro dallo scambio di musica e film ma anche i “normali” pirati da salotto che mettono in comune prodotti magari regolarmente acquistati da alcuni di loro.