Il 46% del traffico VoIP (Voice Over Internet Protocol) degli Usa passa attraverso Skype. Il successo della soluzione di messaggeria istantanea e telefonia attraverso la rete è globale, con 150 milioni di download del client in 255 paesi. Iniziano anche ad arrivare i primi risultati economici dei servizi a pagamento usati da due milioni di utenti, mentre sono 51 milioni quelli registrati che lo utilizzano quotidianamente.
Cosa fare a questo punto? O vendere tutto (le voci circolano già da prima dell’estate, con Sky di Murdoch in pole position come possibile acquirente, ma anche Google potrebbe essere interessato) oppure aumentare la scommessa, consolidare il successo.
La scelta di Skype è per adesso la seconda. E la mossa tra ispirazione dalla scuola Open Source e Ibm: aprire il software allo sviluppo degli indipendenti. In pratica, rendere pubbliche le API (Application Programming Interface) del software (come già ha fatto ad esempio Amazon per il suo negozio online) e consentire a terze parti di realizzare applicazioni compatibili per il servizio. Ad esempio, applicazioni web che consentano di realizzare più strette integrazioni con i siti o con sistemi di messaggeria più complessa in azienda.
Si chiama SkypeWeb e viene annunciato nel blog della società , in puro stile Google. Permetterà di realizzare le integrazioni volute dai produttori di tecnologie web terze parti e arriva come simbolico regalo per il secondo compleanno di una delle start-up più interessanti degli ultimi anni. Presto cominceranno a comparire anche le prime applicazioni e lo scopo di Skype sarà raggiunto: incrementare il business consolidando il vantaggio sulla frastagliata concorrenza.