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Tarallucci e vino

L’accordo tra Microsoft e Dipartimento di Giustizia è dunque fatto. Come annunciavano ieri molte fonti convergenti e come anticipato da Macity i due maggiori contententi del procedimento che ha portato la società  di Redmond davanti ad una corte per esercizio illegale del monopolio hanno raggiunto una mediazione che, a prima vista, appare davvero molto blanda e benevola nei confronti della società  delle Finestre.
Le basi sono quelle cui abbiamo accennato ieri.
Microsoft concederà  ai produttori di computer di scegliere liberamente se usare o meno alcune sue tecnologie e promette di non attuare rappresaglie di alcun tipo nei confronti di coloro che useranno altre applicazioni concorrenti a quelle di Microsoft.
In aggiunta Redmond dovrebbe rivelare i proprio protocolli server così da impedire che i propri cliente funzionino meglio con il suo sistema di rete rispetto a quelli della concorrenza. Queste restrizioni resteranno in vigore per cinque anni. Se Microsoft avrà  dimostrato di averle rispettate decadranno in caso contrario verranno prolungate per altri due anni. Nessun cenno su XP che continuerà , contro quanto chiesto da numerosi gruppi di consumatori, ad essere commercializzato nell’attuale forma.
Un comitato tecnico vigilerà  sul rispetto dell’accordo.
Nonostante Microsoft abbia dichiarato di essere andata ben al di là  di quello che pensava nella mediazione e nonostante il dipartimento di giustizia annunci che si tratta di un evento “storico e di un rimedio forte che impedirà  a Microsoft condotte illegali”, la stragrande maggioranza dei primi commenti converge nel pensare che si tratti al contrario di una mediazione tutta a favore di Microsoft che esce sostanzialmente illesa da un procedimento che, lo ricordiamo, l’aveva trovata colpevole anche in appello di condotta illegale nell’esercizio del suo monopolio sui sistemi operativi.
“Si tratta di un rimedio di basso profilo”, Emmett Stanton, una avvocato espero di antitrust di Fenwick & West a Palo Alto. Secondo Bob Lande, una autorità  nel settore, docente in legge dell’Università  di Baltimora sospetta che “nessuno dei rimedi potrà  avere qualche efficacia. Ciascuno dei vincoli può essere eluso come Microsoft ha fatto in passato”. La Computer & Communications Industry Association, che aveva lungamente spinto per una pena severa definisce l’accordo “una vera e propria capitolazione”.
Chi crede che l’accordo sia debole e incapace di fermare Microsoft ora spera che gli Stati che erano co-querelanti con il DOJ trovino la forza per potersi opporre all’accordo o avanzare un nuovo procedimento. Allo stesso modo la giudice Kollar-Kotelly potrebbe teoricamente respingere l’accordo se lo giudicasse frutto invece che di ponderate considerazioni il risultato di calcoli politici.

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