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Tutto sbagliato, tutto da rifare

Un attacco frontale al modo con cui il processo è stato condotto, alle deduzioni che sono state tratte dai fatti, alle norme utilizzate. In definitiva un attacco al giudice Jackson e a tutto l’impianto accusatorio che ha condotto alla condanna. Questo il succo del primo documento sottoposto ieri da Microsoft alla Corte d’Appello nel contesto della revisione del giudizio che ha determinato la condanna del gigante di Redmond per esercizio illegale del monopolio.
Scorrendo le cronache non si può certo dire che gli avvocati di Bill Gates siano andati per il sottile, cercando di smontare alla base le ragioni della condanna che secondo Microsoft sarebbe giunta sulla scorta di una “prevenzione da parte del giudice Jackson nei confronti di Microsoft e delle sue ragioni”. In aggiunta a ciò Jackson non avrebbe compreso la “legge antitrust e modificato le regole per dimostrare che Microsoft ha violato le norme. Essere un monopolio non significa infrangere la legge che impedisce i trust”. Microsoft ha poi sottolineato ancora una volta alcune delle sue note posizioni al proposito, ribadendo che includere un navigatore di Internet in Windows non può essere visto come un tentativo di danneggiare la concorrenza ma di aumentare le funzionalità  del sistema operativo. Infine gli avvocati di Redmond hanno messo in luce che perfino Jackson ha ammesso che nessuno ha impedito a Netscape di distribuire il suo navigatore, come invece sostenuto dal Governo.
La società  di Redmond nel suo documento ha cercato di portare l’attenzione della corte d’appello su questioni legali, più che sui fatti in quanto normalmente negli USA il secondo grado di giudizio si limita a verificare se nel giudizio di primo grado sono presenti errori di interpretazione della legge o storture che possono inficiare la determinazione della pena. Nel caso questo accadesse molto probabilmente il caso verrà  rimandato alla corte distrettuale che però, altrettanto probabilmente, non sarà  più presieduta da Jackson.
Ora il DOJ, che ieri ha ovviamente respinto le posizioni di Microsoft, ha tempo fino al prossimo 12 gennaio per replicare con un suo documento. Le due parti si incontreranno faccia a faccia solo alla fine di febbraio.

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