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Vendite di azioni dei manager Apple sotto esame

Periodicamente i top manager di Apple (come quelli di qualunque altra azienda, informatica e non) rimpinguano i propri conti in banca vendendo parti delle stock option che vengono loro date dall’azienda per la quale lavorano e, come detta la legge, ne danno pubblica comunicazione.

L’ultima volta è successo tra il 22 aprile ed il 31 maggio, quando Fred Anderson, Timothy Cook, Nancy Heiden, Peter Oppenheimer, Sina Tamaddon e Avie Tevanian, tutti assieme, hanno venduto AAPL per circa un milione di azioni, ovvero lo 0,29% del totale sul mercato.
Non sappiamo il valore esatto che ne hanno ricavato, dato il fluttuare giornaliero, ma facendo una media si può immaginare che il prezzo medio possa essere stato intorno ai 24 dollari l’una.

Non male, dato che in questi giorni una AAPL viene scambiata a circa 17 dollari, dopo il “ruzzolone” determinato un po’ dal profit warning del 18 giugno, un po’ da un mercato fiacco e colpito da una crisi di vendite ma anche di credibilità  per una serie di manovre non molto chiare sui bilancio di alcune società .

In questo contesto è comprensibile che qualcuno possa avere drizzato le antenne a fronte delle vendite dei manager Apple che giunsero meno di tre settimane prima del profit warning, quella vendita massiccia. Il sospetto è che a Cupertino si avesse il sentore che qualche cosa stava andando storto e che per realizzare il più possibile i manager avessero deciso di immettere sul mercato parte del loro capitale in azioni. Questa manovra ovviamente non sarebbe legale e punita dalla SEC che ora pare sia intenzionata ad indagare più approfonditamente sul caso.

Nello specifico, ad alzare il polverone, sono stati Martin Friedman dello studio Friedman, Billings, Ramsey & Co. e Lon Gerber della Thomson Financial, che esprimono tutti i loro sospetti sul tempismo dell’operazione.

Va anche detto che Fred Anderson, CFO di Apple, non ha perso tempo respingendo in maniera recisa i sospetti: “posso assicurare che nessun manager ha esercitato i diritti sulle azioni sapendo che Apple non avrebbe raggiunto le previsioni trimestrali”.

Qualcuno pero’ ricorda che già  nell’agosto di due anni fa Nancy Heiden, Jon Rubinstein, Sina Tamaddon ed Avie Tevanian liquidarono 370.000 azioni poco prima del resoconto fiscale di Apple che si concluse con un 10% in meno del previsto per il fatturato trimestrale e una conseguente caduta del valore del titolo al Nasdaq di oltre il 50%. I quattro manager sono ancora oggi sono implicati in un procedimento legale connesso a quel fatto.

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