Da lunedì qualcosa nella gestione di domini, in particolare .com e .net, è cambiato: se digitando uno di questi indirizzi, questi, dovesse rivelarsi non esistente o non completamente registrato, non risponde il browser facendoci capire che l’URL è inesistente, ma si “mette di mezzo” sempre e comunque il motore di ricerca di VeriSign che ci avvisa dell’accaduto ed eventualmente si mette a disposizione per una ricerca.
Si tratta di un cambiamento epocale per la rete. Pensate di per esempio di digitare www.applec.com invece di www.apple.com (un sito a caso tra i .com e .net), in risposta si arriverebbe inevitabilmente alla pagina del servizio Site Finder di VeriSign, o meglio l’IP numero 64.94.110.11.
Le potenzialità di una simile svolta, in termini di ritorno pubblicitario, sarebbero enormi. Nons i fa fatica a pensare che gli indirizzi Internet sbagliati ogni giorno possono toccare tetti stratosferici, probabilmente miliardi e miliardi (di dollari) potrebbe rendere anche questo “trucchetto”. Senza contare che i risultati dei motori di ricerca possono mettere ai primi posti dei risultati dei link che hanno pagato che ottenere quelle posizioni, piuttosto che altre remote.
La cosa non è andata giù a vari enti ed associazioni che sono coinvolte in operazioni di gestione dell’infrastruttura di Internet: su tutte l’ISC – Internet Software Consortium, una organizzazione non profit che ha sviluppato il software open source BIND, a gran voce chiede una correzione urgente a questa anomalia potenzialmente molto pericolosa e si mette a disposizione per un aggiustamento al codice.
Dal canto suo, VeriSign, che ha pubblicato un documento di implementazione (141 KB) di questa idea geniale e un documento di raccomandazioni sull’uso (156 KB), non può che rispondere che questo è solo un aiuto in più per i navigatori che non hanno trovato quello che cercavano, una giustiicazione che non si sa se considerare ingenua o di comodo.
Finora solo Internet Explorer per Windows si era già arrogato il diritto di reindirizzare tutti coloro che sbagliano a digitare un indirizzo su MSN.
Ad inizio del 2003 la Paxfire, a cui è stata affidata la gestione dei nuovi domini .biz e .us, aveva tentato qualcosa di simile ma gli organismi governativi USA li avevano convinti a desistere… e così è successo. Lo stesso non sta accadendo coi domini .museum, di recente introduzione.