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“Wicked Cool Shell Scripts”: prendiamo il controllo del terminale

Unix è nato nel 1969, pochi anni dopo è diventato grazie al linguaggio C un sistema operativo portabile su differenti piattaforme e – come si legge di solito al riguardo – ha iniziato la sua scalata verso la vetta del successo informatico trasformandosi nello strumento più stabile e importante per la rete e non solo.

Ma non è solo questo il motivo per cui, ad esempio, Richard Stallman prima e Linus Torvalds dopo hanno scelto Unix come strumento per realizzare i loro nuovi sistema operativi, rispettivamente Gnu e Linux, anziché, ad esempio, NetWare o Amiga Os. Il motivo sta nella razionalità  delle logiche alla base del sistema e nella sua estrema flessibilità  e duttilità , insieme alla disponibilità  di strumenti basati sull’interfaccia a linea di comando come le shell.

L’arrivo nella comunità  Mac di Os X, che si fonda su Bsd e Mach, ha riaperto i giochi tra i power user della piattaforma di Cupertino. C’è chi faceva di tutto con il System 8 e 9 e non si vuol adattare al nuovo mondo, chi ha scoperto il Terminale e non riesce ad uscirne, chi è arrivato da altre esperienze e ha trovato il mito sognato dalla fine degli anni Ottanta: una distribuzione Unix-Linux con una interfaccia grafica e un ambiente applicativo completo, montata sulle macchine più sexy del pianeta. Il sogno di qualunque hacker che Steve Jobs ha riportato dentro Apple dagli anni dell’esilio nella sfortunata NeXT.

A cosa serve, allora, un libro come “Wicked Cool Shell Scripts”? A differenza delle serie pubblicate da O’Reilly, che tendono a segmentare a seconda della piattaforma l’approccio del singolo libro, Dave Tayler e il suo editore No Starch Press hanno deciso di dare spazio a quello che chiamano “101 scripts for Linux, Mac Os X and Unix Systems” fin dal sottotitolo del volume, sfortunatamente per adesso disponibile solo in inglese.

L’approccio volto a unificare il mondo dei *nix, cioè dei differenti dialetti riconducibili al lavoro del gruppo di docenti universitari e hackers che hanno creato Unix, ha un valore quasi ideologico (oltre che costituire un discreto risparmio economico) per chi legge: il mondo, sottintende Dave Taylor, è diviso tra *nix e non-*nix. Per il resto, è una questione di piccole modifiche tecniche, perché la filosofia rimane quella.

Arriva questo libro, allora, come una sorta di manuale per cucinare saporite pietanze all’interno del terminale. 101 pietanze, per la precisione, cioè 101 script che vengono illustrati (ciascuno dei quali scaricabile liberamente dal sito dell’editore) da uno scrittore laureato in scienza dell’educazione – cioè da un divulgatore professionale – che dal punto di vista tecnico ha ben poco da dover dimostrare: dopo aver scritto Learning Unix for Mac Os X per O’Reilly, Solaris for Dummies per Sams e Teach Yourself Unix in 24 Hours sempre per Sams, è stato anche un valido sviluppatore in ambito Bsd (la distribuzione gratuita di Unix realizzata dall’Università  di Berkeley) e molto del suo codice è incluso nelle principali distribuzioni di Unix, compresa quella che sta nel vostro computer se state utilizzando Mac Os X.

Il libro non è adatto a chi non abbia mai visto prima il Terminale, ma già  i principianti dotati dei primi rudimenti troveranno comodo l’approccio dell’autore particolarmente utile: gli script più complicati vengono illustrati non solo dal punto di vista di quello che fanno ma anche per come funzionano, per come sono modificabili e per come possono essere messi a sistema con altri script. L’obiettivo è quello di dare la massima visibilità  alle potenzialità  dell’ambiente della shell. Per fare questo, i dodici capitoli del libro affrontano temi e prospettive differenti, ciascuna collegata ad attività  (Web and Internet Administration, System Administration Tools, per esempio) o a una tipologia di uso (Mac Os X Scripts, ma anche gli altri sono ovviamente utilizzabili con il Mac).

Prendiamo un esempio semplice, dal capitolo 4, intitolato Tweaking Unix (script 31): come mostrare un file con la numerazione delle righe. L’esempio di script, che Taylor poi riutilizza varie volte per altri script maggiormente complessi, viene analizzato nei risultati dell’esecuzione dello script, nel suo codice, nelle modalità  in cui si può “hackerare” per renderlo ancor più funzionale.

Certo, il libro (anche se presenta alcuni script di relativamente generale utilità ) è finalizzato a una classe di utenti o di aspiranti tali che fa del computer un uso non generico ma maggiormente finalizzato all’amministrazione e alla gestione magari in un ambiente anche locale di rete delle risorse. Eppure, da un punto di vista didattico, è un buon punto di partenza per poter imparare non solo il modo con il quale strutturare un singolo script per risolvere un problema, ma anche come funziona la logica dei sistemi *nix, quella delle CGI (per le quali nel libro si offrono spesso soluzioni interessanti) e in genere per conoscere migliorandolo l’approccio alla logica di strutturazione dei problemi e la loro risoluzione attraverso strumenti originali.

Il nostro consiglio è quello di farci un pensierino: il libro, dal costo di 29,95 dollari, è acquistabile attraverso Amazon con il consueto sconto della libreria online o attraverso altri rivenditori di libri online. Sicuramente, anche se non avete la necessità  di lavorare quotidianamente alla risoluzione di problemi da sistemisti informatici, le soddisfazioni di poter imparare a sfruttare un insieme di conoscenze allo stesso tempo potenti e semplici (non c’è bisogno di essere programmatori esperti di C++ o Perl) sarà  una soddisfazione intellettuale notevole e un piacevole oltre che intelligente passatempo.

wicked cool scripts

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