Carly Fiorina su Tim Cook: “È un ipocrita”.

“Ipocrita”: con quest’aggettivo Carly Fiorina ha definito la posizione del CEO di Apple Tim Cook, il quale si era apertamente schierato contro la controversa legge sulla libertà religiosa approvate nello stato dell’Indiana che consentiva di discriminare gli omosessuali. Dopo giorni di critiche non solo di Apple ma anche di General Electric, Walmart, Fca e molte altre aziende, la legge è stata modificata per assicurare che non sia sfruttata per discriminare omosessuali, bisessuali e transgender.

Secondo Carly Fiorina, tra le poche donne ad aver guidato una delle grandi aziende della Silicon Valley (è stata CEO di HP dal 1999 al 2005), “il livello d’ipocrisia che hanno raggiunto” i capi delle imprese hi-tech è “disarmante” e ancora: “Se Tim Cook è arrabbiato per il modo con il quale sono trattate le donne e gli omosessuali in tutti quei posti di lavoro, allora dovrebbe ritirarsi dal 90% dei mercati dove opera, in particolare Cina e Arabia Saudita”, finendo con: “Non mi pare li disdegni”. A suo avviso, gli attacchi e le critiche alla legge per la libertà religiosa promulgata in alcuni stati non fanno altro che “difendere interessi specifici e spaccare il paese”.

Fiorina, 60 anni, a quanto si dice, è pronta a scendere in lizza come candidata repubblicana alla Casa Bianca. In una recente intervista aveva dichiarato che le possibilità di entrare in lizza per le primarie repubblicane erano “molto alte”, precisando ancora: “Più alte del 90%”. In passato l’ex CEO di HP ha lavorato per la campagna presidenziale di McCain (nel 2008), e si è in seguito presentata in California per il seggio al Senato.

Da HP uscì in seguito a divergenze di vedute e contrasti con il board di Palo Alto per le sue strategie. Tra i ricordi che ha lasciato il taglio di 30mila posti di lavoro. Lei si difende ricordando di avere portato HP da 44 miliardi a 88 miliardi di fatturato e quadruplicato il flusso di cassa”, una difesa che non ha impedito a diversi siti indipendenti di collocarla al vertice dei peggiori amministratori delegati di tutti i tempi.