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Kodak verso l’amministrazione controllata

Kodak, secondo il Wall Street Journal, potrebbe richiedere già entro fine mese o al massimo ad inizio febbraio il cosiddetto Chapter 11, il corrispettivo dell’amministrazione controllata. L’adesione alle procedure previste dalla legge fallimentare statunitense che garantirà la protezione dai creditori in attesa che sia messo in atto un piano di ristrutturazione,  sarebbe l’ultimo ed estremo tentativo di salvare la gloriosa ma in gravi difficoltà azienda statunitense.

Già nel corso del passato autunno Kodak aveva indicato il 2012 come un anno cruciale a cui sarebbe stato problematico sopravvivere senza ottenere 500 milioni di dollari o da investitori esterni o vendere i suoi brevetti, operazioni indispensabili per sostenere i costi aziendali di una società ancora molto pesante nella sua struttura (19mila dipendenti) e caratterizzata da innumerevoli uffici sparsi in tutto il mondo. Da allora la situazione è andata progressivamente peggiorando con una serie di segnali sempre più chiari di un imminente situazione finanziaria deteriorata che potrebbe condurre, appunto, all’amministrazione controllata.

Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, Kodak potrebbe salvarsi solo se riuscisse a collocare i suoi 1100 brevetti in queste poche settimane che la separano dalla richiesta del Chapter 11; il lancio di un’asta è di qualche mese fa, ma il fantasma della richiesta della protezione in vista della ristrutturazione del debito avrebbe frenato possibili acquirenti. Secondo il WSJ ora Kodak potrebbe cercare di volgere a suo favore il Chapter 11 chiedendo che l’asta che avrebbe il valore di diverse centinaia di milioni di dollari, se non sopra il miliardo di dollari, sia gestita da tribunale e per questa ragione in seno all’azienda di Rochester si starebbe spingendo verso questa soluzione.

Ironicamente tra i brevetti sul piatto ce ne sono diversi che riguardano la fotografia in digitale, ovvero la tecnologia che ha mandato in crisi Kodak. Era stata proprio Kodak, infatti, ad inventare (nel 1975) la foto composte da bit invece che prodotta mediante una reazione chimica, ma quello che un suo ingegnere era riuscito ad ottenere in uno dei suoi laboratori, è stato messo in secondo piano per decenni fino a quando il montare dell’onda delle digicamere non ha costretto l’azienda a percorrere questa strada. Ma a quel punto Kodak si è trovata a combattere non solo contro le digicamere tradizionali ma anche tutta una lunga serie di dispositivi come ad esempio gli smartphone (come iPhone) e più recentemente i tablet, tutti in grado scattare immagini. I vertici dell’azienda hanno provato anche a battersi con cause legali (una venne anche intentata contro Apple, un’altra contro RIM), ma per ora ottenendo vantaggi limitati.

Il titolo EK quotato alla borsa di New York è da molti giorni sotto quota 1 dollaro, il minimo per restare in listino e potrebbe essere cancellato dalle contrattazioni se non riuscirà a risalire sopra questo livello e stabilizzare la sua situazione finanziaria. Una situazione davvero spiacevole per azioni che fino a non troppo tempo fa erano considerate delle blue chip. In queste ore dopo le indiscrezioni del WSJ lo scenario non è certo migliorato; la chiusura a  Wall Street è stata in calo di oltre il 28% a quota 47 centesimi.

kodak

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