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Apple e HTC, accordo mediato per chiudere ogni azione legale

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Apple chiude uno degli innumerevoli contenziosi legali aperti intorno al suo mercato mobile. Il punto e a capo arriva nella vicenda HTC, azienda nei confronti della quale era stata scatenata una dura battaglia legale su più piani tecnici e su più tavoli, Stati Uniti ed Europa. In un comunicato pubblicato nella notte, le due aziende fanno sapere di avere risolto la loro disputa e di potersi così «dedicare – dicono Peter Chou amministratore delegato dell’azienda taiwanese e Tim Cook- all’innovazione».

Il comunicato non dice nulla di preciso su quali siano i termini dell’accordo che resta confidenziale, ma da esso sappiamo che tutte le azioni in tribunale sono state dismesse. Ancora più importante: le due parti hanno deciso di concedersi reciprocamente in licenza i rispettivi brevetti per dieci anni.

Il passo compiuto questa notte è molto rilevante perché è il primo punto di svolta che mira a mettere da parte con una mediazione uno dei lembi dell’intricatissima vicenda di ambito legale che si intreccia con quella tecnologica del mondo mobile ramificandosi in varie direzioni con cause che si intersecano e che coprono un territorio vastissimo. Anche se HTC non è il principale antagonista di Apple che era e resta Samsung, è sicuramente appena dietro ai coreani quale obbiettivo dei legali di Cupertino. Dal marzo 2010 Apple ha iniziato a colpire con una serie di azioni legali la concorrente ottenendo anche un bando dagli USA di alcuni prodotti che secondo i giudici infrangevano le proprietà intellettuali usate in iPhone e iPad. A sua volta HTC aveva chiesto a un giudice americano un risarcimento per l’uso sempre in iPhone e iPad, oltre che nei Mac, di alcuni suoi brevetti. In Europa HTC era riuscita in sostanza a respingere l’attacco; un giudice inglese aveva infatti giudicato innocente l’azienda asiatica su tre di quattro capi d’accusa. Particolarmente rilevante il “no” al brevetto su slide to unlock, che Apple rivendicava, accusando HTC di averlo copiato, ma che secondo la corte non doveva essere considerato come di proprietà di Apple perché usato da altri prima di iPhone.

A facilitare l’accordo c’è stato probabilmente il fatto che l’azione legale di Apple verteva su tecnologie e non sul design, al contrario di quanto accaduto con Samsung dove nel mirino c’è anche e soprattutto lo stile dei telefoni coreani. Non a caso quando il giudice californiano a fine agosto ha condannato Samsung a pagare un risarcimento monstre ad Apple, si era cominciato a parte di un tentativo di accordo tra Apple e HTC; visto che la maggior parte delle infrazioni di Samsung erano di ambito stilistico (anche se ce n’erano alcune di ambito tecnico), HTC avrebbe potuto avere l’interesse a trovare una via d’uscita che mettesse fine a un contenzioso complesso e costoso. I dirigenti tailandesi avevano negato che quella fosse la strada da percorrere, ma evidentemente dietro le quinte si era già preso in considerazione un’uscita onorevole dal faccia a faccia legale.

Interessante è anche l’aspetto di scambio di brevetti. Apple fino ad oggi non ha mai concesso a nessuno di usare sue tecnologie per uscire da contenziosi legali. L’unico di grande rilievo in cui si era raggiunto un accordo mediato fu anni fa, con Creative: Apple sconfitta per l’uso di un dettaglio dell’interfaccia del primo iPod, pagò la rivale, ma nulle le concesse sul piano delle tecnologie (solo la possibilità di entrare, probabilmente a condizioni vantaggiose, nel programma Made for iPod). Il fatto che ora HTC, almeno stando alle dichiarazioni, acquisisce la possibilità di utilizzare brevetti di Apple può stare a significare due cose: da una parte Cupertino potrebbe essere stata interessata a chiudere la causa prendendo più di quel che cede, ad esempio ottenendo brevetti fondamentali nell’ambito della telefonia cellulare, utili per combattere con altri più pericolosi rivali, concedendo a HTC di usare piccoli dettagli (il bounce back, o rubber banding, a fine lista, lo slide to unlock); dall’altra che Apple è pronta a fare la stessa cosa con altre realtà che si trovassero nelle stesse condizioni, superando il tabù fino ad oggi insuperabile e stabilito ai tempi di Jobs ma che oggi evidentemente Cook non considera tale, della cessione di brevetti e questo per abbandonare il ginepraio delle azioni legali.

Che questo si applichi anche al peggiore dei gineprai, quello che ha portato Apple e Samsung ad avvinghiarsi in una lotta senza quartiere, è forse improbabile, ma a questo punto non più impossibile.

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