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Benvenuti nell’era di Tim Cook

L’ultima apparizione pubblica di Steve Jobs era stata qui, un anno fa. Poi, dopo l’estate, l’aggravarsi repentino della malattia e la sua scomparsa a fine ottobre. A meno di un anno dalla morte del fondatore le ombre che gravavano su Apple sembrano essersi allontanante. E, per dare un’idea della velocità a cui viaggia il business da queste parti, non c’è stato nessun momento di commozione o di ricordo pubblico. Invece, Tim Cook è apparso come non mai in forma, vestito in maniera “jobsiana” (camicia nera, jeans neri e scarpe marroni), ha fatto una presentazione brillante e divisa con i suoi tre colonnelli – vale a dire Phil Schiller, Greg Federighi e Scott Forstall – ma ha chiaramente fatto intendere che le differenze rispetto al corso di Steve Jobs ci sono. Eccome.

A partire dalla disponibilità a fine conferenza, quando è rimasto a parlare con sviluppatori, giornalisti e curiosi per venti minuti, arrivando a farsi fotografare con due giovanissimi ragazzini americani, iscritti come sviluppatori e arrivati sotto il palco per salutare il boss di Apple. Tutto è andato al di là delle loro più rosee aspettative e hanno avuto non uno ma dieci minuti di gloria, accanto a un sorridente Tim Cook.

Un’altra differenza è la gentilezza, l’attenzione per gli altri, per la parte più in difficoltà della società. Nel ringraziare gli sviluppatori Tim Cook ha più volte detto che insieme stanno cambiando il mondo, che quel che succede è il miglior motivo per alzarsi la mattina e andare al lavoro. Questo è stato anche il leit motiv del lungo video con il quale Apple paga omaggio al fatto che le app degli sviluppatori stiano cambiando la vita a molte persone: soprattutto persone con disabilità, ammalati, non vedenti, bambini con difficoltà nell’apprendimento. Non per evocare un aspetto patetico ma per sottolineare una differenza. Apple non è solo a proposito del business ma c’è anche altro.

Tim Cook aveva già dimostrato di essere fatto di una pasta diversa da Steve Jobs. Forse più convenzionale, sicuramente più sensibile su alcuni temi, ma per certo altrettanto determinato quando si tratta del lavoro. A vedere bene, già distribuendo i dividendi agli azionisti – cosa che Jobs non aveva mai voluto fare – e poi aprendo a una politica di supporto da parte di Apple alle iniziative di beneficenza dei suoi dipendenti. Infine, Cook a dimostrato più volte di voler essere un capo energetico ma capace di sensibilità sul piano umano e politico forse sconosciute a Steve Jobs. Oggi è ufficialmente iniziata una nuova era: vedremo se durerà così com’è o se sarà semplicemente una transizione verso qualcosa di ancora sconosciuto.
Tim Cook WWDC 2012

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