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BlackBerry, spiragli di luce dopo la crisi: si scontrerà ancora con Apple?

BlackBerry si prepara a lasciare le nubi nere degli ultimi anni alle spalle. Lo ha comunicato nei giorni scorsi John Chen, Ceo dell’azienda canadese, in una nota interna a tutti i dipendenti, diffusa nelle scorse ore da Reuters. «Abbiamo completato il processo di ristrutturazione e la riduzione del personale che ha avuto inizio tre anni fa è ormai alle spalle. Ancora più importante sarà l’aggiunta in organico in alcuni settori come lo sviluppo prodotto, vendite e servizio clienti», ha scritto Chen, che però ha aggiunto «tutto, fatto salve inaspettate flessioni del mercato». La crisi di una delle più importanti e innovative aziende tecnologiche del mondo è stata durissima. BlackBerry ha ridotto la sua forza lavoro del 60% negli ultimi tre anni, ma soprattutto ha visto polverizzare le proprie quote di mercato nel settore smartphone che praticamente dominava prima dell’arrivo della rivoluzione iPhone, seguita dal boom dei telefoni multitouch Android.

Una rivoluzione che il precedente managment di Waterloo, incluso lo stesso fondatore Mike Lazaridis, non solo non ha saputo capire in tempo, ma che non è nemmeno riuscito a inseguire. La scelta di Chen, che è alla guida di BlackBerry da 8 mesi, è stata quindi quella di fermare una rincorsa ormai impossibile, per ridimensionare l’azienda, e soprattutto ripensarla e rimetterla in carreggiata. Ecco allora scelte dolorose come l’alienazione dell’ingente patrimonio immobiliare e l’abbassamento della forza lavoro da oltre 17mila unità a 7mila. Mosse che fano sperare il board nell’uscita dal rosso già entro la fine dell’anno.

Ma le scelte di Chen hanno riguardato anche le politiche commerciali e quelle legate ai prodotti. Sul fronte consumer, Chen ha aperto le porte alle app di Amazon. La mancanza di un vero e proprio ecosistema di applicazioni, infatti, è stato sin dall’inizio della crisi uno dei primi problemi dei BlackBerry, che non hanno mai perso la fama di terminali sicuri e affidabili. Da qui la decisione di non abbandonare il proprio sistema operativo (i canadesi sono gli unici, con Apple, a produrre hardware e Os), e di puntare con decisione sul fronte business, vero cuore della strategia di Chen. Proprio la rinnovata liquidità generata dalle alienazioni e dai risparmi seguiti dalla dismissione di numerosi rami di azienda, ha consentito di fare una piccola, ma ben mirata, serie di acquisizioni, ultima delle quali SECUsmart, azienda tedesca specializzata in crittografia. Anche se su questo settore ha messo gli occhi Apple con l’accordo con IBM, che non a caso ha causato nelle ore successive all’annuncio, un crollo delle azioni di BlackBerry. Ma Chen non può più sbagliare. Il prezzo è la fine di un pezzo della storia della telefonia e dell’informatica.

john chen steve jobs

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