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E se davvero Google stesse creando un gPhone?

Ma poi, se Google lo fa davvero, questo benedetto GPhone, che cosa cambia? C’è baruffa nell’aria, per parafrasare una pubblicità  della Milano da bere. C’è infatti questa insistente voce che i ragazzacci di Mountain View stiano spingendo verso una delle loro trovate. Si tratterebbe, in questo caso, nientepopodimenoché lanciare un telefono. Ma uno veramente speciale.

La voce nono ha alcuna conferma e – a parte le speculazioni – vale la pena riprenderla e confrontarsi un attimo perché ci permette di dare un’occhiata, almeno in teoria, al mercato da un punto di vista differente da quello – oramai onnipresente – dell’iPhone, le polemiche se non sia stato lanciato troppo presto rispetto alla sua effettiva vendita, se vada bene così chiuso com’è e a quel prezzo e via dicendo. Insomma, se Google ha un telefono nel cassetto e lo vuole vendere, cosa succede?

Iniziamo a vedere com’è fatto quel cassetto. Anche da noi in Italia ci sono le groupies (più o meno interessate, visto il nuovo corso “morbido” delle aziende con i blogger) dei tablet-phone. Ad esempio, quello di Nokia. E viene da pensare che il telefono di Google potrebbe essere così: una “macchina-linux” con tutte le applicazioni di Google sopra e tanta, tanta capacità  wireless ma niente telefonia cellulare. In pratica, una macchina per il VoIP.

Ma perché, poi? Ovviamente, non ci sono notizie. Ma ci sarebbe da chiedersi come mai un tale cambiamento di rotta per Google, cioè l’entrata fondamentalmente nel settore hardware quando – a parte un risicato business di appliance (speciali macchine server di formato ridotto e mono-funzione) per le aziende – in realtà  la grande G così come Microsoft tranne che nel settore dei videogames se ne tiene ben lontana. Boh.

Ci sono Google Maps e YouTube, ad esempio, che sono già  entrati nel pacchetto degli accordi con Vodafone. Questa potrebbe essere una normale strategia, di quelle che lasciano presagire accordi e pubblicità  da vendere, così come è stato per la presentazione di iPhone di Apple. Il Ceo di Google sul palco del Macworld e Google (insieme a Yahoo!) dentro il futuro cellulare.

Oppure, vediamo: se il Google Phone o GPhone avesse anche la parte di telefonia cellulare dentro, cosa potrebbe voler dire? Forse che c’è nell’aria una sorta di BlackBerry alternativo, creato per il prosumer, il consumatore che vuole di più? Non per l’azienda – a meno che non siano business creativi che vogliono “tutto Google” e niente Microsoft e Ibm nelle loro sale di computer e dotazioni di software. Ma anche qui, se si trattasse di costruire la “macchina perfetta” per l’azienda, come ha già  illustrato indirettamente Steve Jobs, allora si dovrebbe lasciar spazio ad un Treo II di Palm e a un BlackBerry ancora più potente. Cosa che le due rispettive società  stanno sicuramente studiando.

Altre strade possibili? Forse. Google ha ambizioni ambito telefonico, sostiene la stampa, anche perché sta accumulando grazie alla strategica presenza a Londra (dove c’è uno dei GooglePlex) conoscenza ed esperienza che le permetterà  di fare il grande salto. Magari partendo dal Giappone, sostengono alcuni. O magari partendo dal cuore dell’Europa. Ipotesi alquanto improbabili.

Sicuramente l’opportunità  di entrare nella telefonia esiste, da questo punto di vista, soprattutto per una azienda che ha una forte vocazione alla ricerca delle informazioni e all’indicizzazione a fini pubblicitari dei contenuti. Viene da pensare che però si dovrebbe trattare di altra strategia, orientata invece alla collaborazione con le imprese di telefonia cellulare piuttosto che di competizione con i produttori di apparecchi telefonici.

Forse, se proprio vogliamo dare credito a questo tipo di indiscrezione, un’altra ipotesi si può avanzare. Ma sono parole in libertà . Comunque, da tempo gira anche la voce che Apple con l’iPhone voglia creare un ecosistema differente rispetto a quello dell’iPod. Un ecosistema dove anche altri – selezionatissimi – possano produrre apparecchi di fascia diversa da quelli creati da Apple, magari senza funzionalità  iPod, per andare a coprire segmenti del mercato che Apple da sola non è in grado di raggiungere con facilità  o in tempi brevi.

E allora, ma sono ipotesi al quadrato, se uno dei progetti sui quali le due aziende lavorano fosse appunto quello di creare un secondo iPhone, in cui al posto della “i” minuscola ci fosse invece una “g” minuscola? Cioè un gPhone a metà  tra Google e Apple, con il sistema operativo di Cupertino, la piattaforma di middleware telefonico di Cupertino e soluzioni di applicazioni e ricerca costruite da Google? Magari anche con una interfaccia uguale anche se con temi e colori diversi. Pensateci. Perché no? Tanto, improbabile per improbabile…

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