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Steve Jobs 1955-2011: ”Think Business” il percorso della mostra di Torino nella fotogallery

Per comprendere Steve Jobs, i suoi prodotti e soprattutto il suo modo di fare impresa occorre considerare la cultura hippy e ribelle che ha caratterizzato gli anni ’60 e ’70 in California. Non è un caso quindi che il visitatore che varca la soglia della mostra Steve Jobs 1955-2011 è accolto dalla ricostruzione di un furgoncino Volkswagen dell’epoca e anche una ricostruzione uno a uno del garage della casa dei genitori di Jobs, in cui i due Steve hanno fondato Apple e costruito il primo computer della Mela.

Fiori e microprocessori: all’interno del garage è possibile ammirare un raro esemplare di Apple I, il pezzo forte della mostra che Marco Boglione si è aggiudicato all’asta per 157mila euro nel 2010. Il computer è disposto su un banco di lavoro zeppo di chip e integrati, saldatore e stagno, necessario agli hobbisti dell’epoca per costruire i primi rivoluzionari personal computer. Sugli scaffali è invece possibile ammirare i dischi di Bob Dylan, dei Beatles e degli altri autori che il giovane Jobs ha ammirato e ascoltato per tutta la vita. Gli organizzatori si sono spinti oltre: sono riusciti a recuperare tutti i libri di buddismo, meditazione, zen e diete vegetariane di cui Jobs si era invaghito da ragazzo, uno su tutti l’Autobiografia di uno Yogi di Paramhansa Yogananda.

La mostra poi prosegue con un percorso completo tra le macchine che hanno fatto la storia di Apple e dell’informatica personale. Oltre all’Apple I è ovviamente presente il mitico Apple II, il primo vero personal concepito per essere prodotto in massa e facile da usare per gli utenti. Ma la prima vera macchina di cui Jobs ha sempre voluto vantarne la paternità è il primo, originale Mac 128K del 1984, anche questo presente con un esemplare completo e in perfetto stato di conservazione.

Nella mostra si incontrano diverse postazioni multimediali in cui il visitatore può scegliere gli spezzoni video che vengono proiettati a parete, semplicemente usando le mani su una interfaccia anche questa proiettata. Qui sono disponibili le video-testimonianze raccolte intervistando i protagonisti della rivoluzione informatica della Silicon Valley. Tra i numerosi interventi disponibili ricordiamo quello di Federico Faggin, il padre italiano del primo processore Intel e Lee Felsestein, membro dell’Home Computer Club e ideatore di uno dei primi micro venduti negli USA, il SOL.20 sconosciuto ai più ma apprezzatissimo dagli appassionati. Non ci stupiremmo se Marco Boglione ne avesse uno nella propria collezione di retro-computing.

La mostra procede con un esemplare del Lisa, postazioni dedicate a Pixar, l’altra grande azienda gestita da Jobs che ha rivoluzionato per sempre la computer grafica e l’animazione digitale. Insieme a Pixar Jobs ha creato anche NeXT un computer che non ha avuto fortuna a livello commerciale ma il cui sistema operativo e la rivoluzionaria tecnologia della programmazione a oggetti, sono diventati rispettivamente le basi dei Mac moderni e dello sviluppo software.

La mostra Steve Jobs 1955-2011 è aperta al pubblico da venerdì 2 dicembre 2011 a domenica 26 febbraio 2012 (lunedì-domenica 10-19; chiusa il martedì). Sono possibili visite guidate per gruppi e scolaresche e laboratori didattici su prenotazione (011.4326307/6334/6337 – [email protected]). Sono previsti incontri serali a tema.

Macitynet ha anche pubblicato una intervista ai curatori della mostra e un articolo con il resoconto dalla conferenza stampa di presentazione dell’evento di Torino.

 

 

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