Il delicato equilibrio tra privacy dei lavoratori e controllo aziendale sta entrando in una nuova fase di tensione con le ultime innovazioni.
Queste novità stanno ridefinendo i confini del monitoraggio sui dispositivi aziendali, sollevando quesiti rilevanti in materia di tutela dei dati personali e trasparenza nell’ambiente lavorativo.
A partire da gennaio 2026, grazie a un aggiornamento di Microsoft Teams, i datori di lavoro potranno accedere alla posizione esatta dei dipendenti anche quando questi non si trovano fisicamente in ufficio. La nuova funzione si basa sulla rilevazione del segnale Wi-Fi a cui è connesso il dispositivo aziendale, consentendo così agli amministratori di sapere dove si trovano i lavoratori durante l’orario di lavoro. Microsoft ha chiarito che questa funzionalità sarà disattivata di default e potrà essere attivata solo dagli amministratori IT, ma già da ora si registra un acceso dibattito sulla legittimità di tale monitoraggio.
Questa impostazione, per quanto mirata a garantire maggiore trasparenza e controllo sull’attività lavorativa, rischia di trasformarsi in uno strumento invasivo, capace di tracciare in modo costante e preciso gli spostamenti dei dipendenti, alimentando preoccupazioni in merito alla protezione della privacy e al rispetto delle normative vigenti.
Google RCS Archival: controllo sui messaggi aziendali
Non meno controversa è la nuova funzione in fase di implementazione da parte di Google sui dispositivi Android aziendali, in particolare sugli smartphone Pixel e altri modelli con sistema operativo Android. Grazie a Android RCS Archival, i datori di lavoro potranno intercettare e scaricare i messaggi di testo inviati e ricevuti tramite il servizio RCS (Rich Communication Services) e gli SMS. Questa tecnologia, che rappresenta l’evoluzione degli SMS tradizionali utilizzando reti dati o Wi-Fi, non sarà più completamente privata se utilizzata su dispositivi aziendali.
La novità è significativa perché, nonostante la presenza di una crittografia end-to-end per la protezione dalle intercettazioni esterne, questa non potrà impedire al datore di lavoro di accedere alle conversazioni effettuate tramite il telefono aziendale. Google ha tuttavia sottolineato che i dipendenti saranno notificati ogni volta che la funzione di archiviazione dei messaggi sarà attiva e che il download dei messaggi potrà avvenire solo sui dispositivi di proprietà dell’azienda.
Questa misura si configura come un ulteriore passo verso un controllo più stretto delle comunicazioni interne, con implicazioni evidenti per la gestione della privacy sul luogo di lavoro. Il dispositivo aziendale, tradizionalmente visto come uno strumento a supporto del lavoro, perde così parte del suo margine di riservatezza, sollevando critiche e timori da parte dei lavoratori e dei sindacati.

Le novità di Microsoft e Google sono percepite da molti come un aumento della sorveglianza e del controllo sui dipendenti, potenzialmente in contrasto con i diritti fondamentali alla riservatezza e alla libertà personale. Se da un lato le aziende tecnologiche sottolineano che queste funzionalità mirano a migliorare la trasparenza e l’efficienza lavorativa, dall’altro il dibattito pubblico evidenzia come l’equilibrio tra sicurezza aziendale e tutela della privacy rischi di spostarsi troppo a favore del controllo.
Questo fenomeno si inserisce in un contesto più ampio di digitalizzazione del lavoro e di crescente utilizzo di strumenti digitali per il monitoraggio delle attività lavorative, che includono anche applicazioni come StaySafe Lone Worker. Quest’ultima, per esempio, è un’app dedicata alla sicurezza dei lavoratori che operano in solitudine, in grado di inviare automaticamente alert e comunicare la posizione in caso di emergenza. Sebbene orientata alla sicurezza, anche questa tecnologia introduce nuove dinamiche di controllo tramite dati personali condivisi con i datori di lavoro.
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