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Corea del Sud, arrestato con l’accusa di corruzione il presidente di Samsung

Il tribunale distrettuale centrale della Corea del Sud ha approvato il mandato di arresto per Jay Y. Lee, il capo facente funzioni alla guida del gruppo Samsung, in pratica l’uomo alla guida del colosso da quando suo padre – Lee Kun-hee – è stato costretto due anni fa a lasciare l’azienda per una grave malattia. La Corte ha anche respinto la richiesta di cauzione per il presidente del gruppo, Park Sang-jin. Il mandato per entrambi i dirigenti, spiega Reuters, era stato richiesto martedì 14 febbraio dall’ufficio speciale del procuratore.

Ricapitolando la vicenda dall’inizio, Lee sarebbe implicato in una storia di tangenti da 40 milioni di dollari versate a due fondazioni di Choi Soon-sil, donna finita in carcere con accuse di estorsione e truffa che avrebbero interferito con le attività di governo, al punto da costringere alle dimissioni la Presidente Park Geun-hye. Il manager di Samsung ha finora negato quanto contestato ma era già incappato in un primo arresto a gennaio di quest’anno. Era stato interrogato e liberato dopo 24 ore in attesa che gli investigatori decidessero sul fermo.

La procura ha poi eseguito nuove indagini e richiesto l’arresto del manager. È probabile che l’avvenimento sia il primo passo verso l’incriminazione formale della presidente sud coreana che nel frattempo è in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale sull’impeachment votato dal Parlamento.

La posizione di Lee si è aggravata dopo l’arresto del presidente del National Pension Service, Moon Hyung-pyo, il quale ha ammesso di aver fatto pressioni per far approvare – quando era ministro – la controversa maxifusione dell’anno scorso tra due affiliate del conglomerato, Cheil Industries e Samsung C&T. Subito dopo l’approvazione, Jay Y. Lee si era incontrato con la presidente Park: gli inquirenti sospettano che questa avesse chiesto al vertice di Samsung di erogare mazzette a entità al cui capo era legata la sua amica di Choi Soon-sil. Questa, avrebbe sfruttato i suoi legami con Park per estorcere a varie aziende sudcoreane decine di milioni di dollari sotto forma di “donazioni” a favore di fondazioni private da lei dirette.

Prima di comparire davanti alle autorità che decideranno il suo destino, Lee Kun rischia di restare in carcere fino a 21 giorni. Intanto nel gruppo è scattata l’emergenza: sarà il Future Strategy Office a decidere le modalità di gestione della crisi. Inutile ricordare che l’immagine del gruppo è già piuttosto fragile dopo la questione batterie che ha costretto l’azienda a ritirare i Galaxy Note 7 dal mercato.

Lee Jae-yong, vice presidente di Samsung Electronics (Foto: Kim Do-hoon / AP)
Lee Jae-yong, vice presidente di Samsung Electronics (Foto: Kim Do-hoon / AP)

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