Nuovi problemi per Facebook e sulle modalità attraverso cui il social network di Mark Zuckerber gestisce la privacy dei messaggi privati. Il 30 dicembre l’azienda è stata infatti formalmente accusata di spiare i messaggi privati degli utenti: secondo la ricostruzione di Matthew Campbell e Michael Hurley, due iscritti californiani, i cosiddetti messaggi privati sarebbero meno “privati” di quanto si potrebbe immaginare. In base alle ricostruzioni citate, ispirate da diverse ricerche di cui anche il Wall Street Journal aveva fatto menzione in passato, Facebook monitorerebbe i messaggi privati scambiati per gli utenti, in particolare i messaggi che contengono specifici link ad un indirizzo web.
Individuato l’indirizzo web all’interno di un messaggio, Facebook verificherebbe se la pagina menzionata contiene uno dei suoi social plug-in, tipicamente il bottone “Mi Piace” usato ormai dalla maggior parte dei siti e degli utenti. Nel caso in cui fosse presente il bottone, Facebook conteggerebbe il link inserito nel messaggio privato come un “Mi Piace” attribuendolo all’utente senza che quest’ultimo abbia volontariamente cliccato sul pulsante, trasformando così una comunicazione privata in un atto pubblico, essendo i Like visibili in maniera più estesa rispetto ai messaggi privati. Infine questi link sarebbero anche utilizzati per proporre pubblicità mirata, fornendo le informazioni a terze parti, che potranno utilizzarli per targettizzare specifici annunci pubblicitari ad hoc per gli utenti, in base al contenuto delle loro comunicazioni, non solo pubbliche ma anche a questo punto private.
Facebook non è né la prima né l’unica azienda che sfrutta il contenuto dei messaggi privati degli utenti per scopi prettamente di marketing: il caso più famoso è quello di Gmail, che da sempre sfrutta il contenuto dei messaggi di posta elettronica per proporre poi annunci pubblicitari contestuali. Il problema di Facebook è che il social netwokk di Zuckerberg non fa alcuna menzione di questa sua pratica all’interno del suo regolamento privacy, tanto da rischiare una nuova class action da parte di tutti coloro che vorranno aggregarsi a Matthew Campbell e Michael Hurley.
