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Gli ultimi giorni di Jobs tutti per famiglia e affetti più cari

La famiglia e gli amici. Queste le cose della vita che Jobs ha curato di più nel corso delle ultime settimane della sua vita. A squarciare, anche se con grande discrezione e solo leggermente, il velo che copre giustamente la privacy del fondatore di Apple e dei suoi cari è il New York Times, una fonte sempre molto vicina al mondo di Cupertino e alle sue figure principali e in quanto tale attendibile e credibile.

Il giornale di Manhattan rivela, tra le altre cose, che Jobs ha saputo di essere entrato nella fase finale della sua malattia in febbraio; in quel frangente ha rivelato ad alcuni dei conoscenti più stretti che i giorni della sua vita volgevano ormai al termine, una confidenza che doveva restare riservata ma che si è diffusa di bocca in bocca nella cerchia delle persone che conoscevano personalmente l’allora amministratore delegato di Apple. È stato così che sono cominciate, spiega il giornale, le chiamate di persone che volevano parlare con lui per salutarlo o confortarlo o per andare a trovarlo, ma Jobs è diventato progressivamente più debole e stanco al punto di non essere neppure più in grado di salire le scale di casa sua e di essere stato  costretto, come spiega anche il suo biografo Walter Isaacson in un articolo pubblicato dal Time Magazine, a spostare la camera da letto al primo piano. La maggior parte delle telefonate sono state intercettate dalla moglie che, con cortesia ma anche con fermezza, spiegava che il marito pur ringraziando dell’affetto non aveva semplicemente le forze per intrattenersi seppure al telefono con così tanta gente.

Jobs quando si sentiva meglio andava al lavoro, cercando però di tornare a casa al più presto per stare con i figli e la moglie. La volontà di lasciare un ricordo e un esempio alla famiglia trapela sempre dal testo che Isaacson ha scritto per l’edizione di questa settimana di Times: «ho deciso che dovesse esserci una mia biografia – ha detto Jobs all’autore del libro “Steve Jobs” –  perché non sono sempre stato presente tra i miei figli nella mia vita. Voglio che sappiano perché e che cosa ho fatto».

Molte persone e molte associazioni gli hanno chiesto nel corso delle ultime settimane di partecipare a cene e di ricevere premi, ma Jobs ha sempre rifiutato. Il suo pensiero, oltre che per la famiglia era per gli amici e i colleghi di sempre. Una delle ultime cene si è svolta con un medico specialista in medicina preventiva e suo amico Dean Ornish, invitato ad un ristorante Sushi di Palo Alto; si è incontrato con il venture capitalist John Doerr e Bill Campbell, membro del consiglio di amministrazione di Apple, e con il capo di Disney Robert A. Iger. Ai manager di Cupertino ha dato alcuni consigli per il lancio di iPhone 4S e si ha trascorso alcune ore, come noto, con Walter Isaacson. Durante le ultime settimane aveva cambiato cure farmacologiche che lo avevano fatto tornare un po’ più ottimista, al punto di avere detto ad alcuni amici che c’era ancora qualche speranza.

Il New York Times affronta anche il tema dell’eredità di Jobs la cui fortuna ammonta a 6,5 miliardi di dollari. Al momento non ci sono indicazioni su che cosa ne sarà di tutto questo denaro visto che il fondatore di Apple al contrario di altri imprenditori del suo calibro non ha creato alcuna fondazione né associazione a sfondo filantropico. Secondo il giornale aveva anche declinato l’invito rivoltogli da Bill Gates di donare una parte del denaro che aveva accumulato nel corso della sua vita a qualche associazione che potesse usarlo per opere di beneficienza. Tra le ipotesi che si coltivano nel mondo della filantropia c’è quella di donazioni al mondo della scuola e dell’educazione, visto anche che la moglie Laurene Powell è sempre stata attiva in questo ambito tanto da fondare un programma per studenti svantaggiati.

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