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Il 93% degli utenti di dispositivi iOS usa l’ultima versione del sistema operativo

Apple ha pubblicato un grafico sul sito per gli sviluppatori evidenziando quanto già annunciato nel corso della WWDC: il 93% degli utenti dell’App Store utilizza l’ultima versione di iOS. Lo fa notare Appleinsider evidenziando ancora una volta il problema della frammentazione dei sistemi Android.

Nello stesso formato pubblicato da Google, il grafico di Apple evidenzia come gli sviluppatori debbano preoccuparsi poco di tenere conto di vecchie versioni del sistema operativo; il nuovo iOS 7 sarà oltretutto con ogni probabilità adottato rapidamente dagli utenti, sulla falsariga di quanto già successo con le precedenti versioni del sistema, e questo grazie anche agli sforzi di Apple che spinge utenti e sviluppatori a installare e sfruttare le ultime versioni del sistema operativo. Solo l’1% dei visitatori dell’App Store usa ancora una versione di iOS inferiore alla 5 e solo il 6% usa ancora iOS 5, rilasciata a ottobre del 2011, versione supportata dal primo iPad del 2010 e dell’iPod touch del 2009.

I dispositivi con Android non vantano lo stesso tasso di aggiornamento alle ultime release del sistema operativo. La maggiorparte di questi (36.5%) sfrutta ancora Gingerbread 2.3 rilasciato nell’inverno del 2010 e il 4.8% sfrutta versioni ancora più vecchie del sistema.

Il 25.6% utilizza Android 4.0 Ice Cream Sandwich, rilasciato lo stesso periodo di iOS 5. Solo il 33% di dispositivi vanta l’ultima versione del sistema operativo, Android 4.1 Jelly Bean, annunciato la scorsa estate nello stesso periodo nel quale Apple annunciò iOS 6.

Google oltretutto nei suoi dati tiene conto solo dei dispositivi che accedono al Play Store e da questi sono esclusi dispositivi come il Kindle Fire di Amazon e milioni di dispositivi che in Cina e altre nazioni per default non accedono a servizi di Google.

I sostenitori di Google affermano da sempre che la frammentazione non è un problema, affermando come la maggiore distribuzione a livello globale dei dispositivi, renda complessivamente il sistema una piattaforma di più grandi dimensioni rispetto all’iOS di Apple. Il problema è che neanche Google stessa è in grado di fornire alcuni servizi e determinate app, lasciando fuori molti utenti. Google Now, ad esempio, richiede Android 4.1 Jelly Bean, tagliando fuori il 66% di utenti che accedono a Google Play ma non possono installare l’applicazione. Altro esempio è Adobe Photoshop Touch: richiede Android 4.0 e dunque solo il 50% degli utenti può installarlo e sfruttarlo.

Google, i suoi partner hardware e i vari operatori telefonici, rendono complesso e in molti casi impossibile l’installazione degli aggiornamenti del sistema operativo, anche mesi dopo la loro effettiva disponibilità.  Molti sviluppatori ignorano o sono costretti a ignorare allo stesso tempo nuove funzionalità previste da Google.

A complicare ulteriormente le cose, i produttori di dispositivi che continuano a immettere sul mercato prodotti con vecchie versioni di Android. Negli USA, ad esempio, Verizon Wireless vende ancora sul proprio sito dispositivi con il vecchio Android 2.3 Gingerbread, incluso l’HTC Rhyme, LG Lucid e Spectrum, il G’zOne Commando di Casio e lo Stratosphere di Samsung. Gli utenti devono cercare con il lanternino le specifiche, perché spesso nelle schede che mettono a confronto i prodotti con l’iPhone, nella sezione “sistema operativo” è indicato un generico “Android”.

Apple non solo rende immediatamente disponibili gli aggiornamenti per i propri dispositivi ma continua a supportarli per almeno due anni dalla loro uscita e non mette in vendita dispositivi con vecchie versioni del sistema operativo. Continua, ad esempio, a supportare l’iPhone 4, rilasciato nel 2010, quando all’epoca per la concorrenza era disponibile Android 2.2. Quando sarà disponibile, su questo smartphone sarà possibile installare anche il nuovo iOS 7, rendendo complessivamente disponibili quattro anni di aggiornamenti.

Nel 2011 Google aveva avviato l’iniziativa “Google Update Alliance”, un piano che avrebbe dovuto permettere ai nuovi dispositivi di ricevere update software per almeno 18 mesi dalla loro uscita. L’iniziativa è stata dichiarata morta lo stesso anno, ancora prima di vedere qualche frutto.

GraficoGoogleDiffAndr

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