Il costo del silicio potrebbe portare a un aumento dei prezzi nella produzione dei chip

Un aumento dei prezzi del silicio metallico potrebbe diventare un grosso problema per Apple e altri produttori del mondo IT, per via di tagli alla produzione del materiale in Cina che hanno portato all’aumento del 300% del prezzo di questo materiale in meno di due mesi.

Lo riferisce Bloomberg, spiegando che il metallo ottenuto dal secondo elemento presente per abbondanza sulla crosta terrestre, scarseggia al punto da mettere a rischio settori che comprendono quello dei chip per auto, ai chip per computer con conseguenti nuovi ostacoli per l’economia mondiale.

La carenza di silicio metallico, causata – come accennato – da una riduzione della produzione in Cina, ha comportato un aumento dei prezzi del 300% in meno di due mesi. È l’ultimo di una serie di sconvolgimenti che riguardano le catene di approvvigionamento e che potrebbero comportare effetti devastanti per aziende e consumatori finali.

Il peggioramento della situazione ha portato alcune aziende a invocare una situazione di forza maggiore; venerdì 1° ottobre il produttore chimico norvegese Elkem ASA ha comunicato che essa e altre aziende che realizzano prodotti basati sul silicio hanno sospeso la vendita per la carenza di questo materiale.

Il problema si ripercuote a cascata in vari settori economici. Materiale di elevata purezza, il silicio è il componente principale per la produzione di chip ma anche di vetro, cemento, ceramica, silicone, parti di auto; è sfruttato anche come semiconduttore nell’ambito dei pannelli fotovoltaici (utilizzato nelle celle solari per produrre energia).

Il silicio è il secondo elemento chimico più abbondante del pianeta, dopo l’ossigeno, ma quello utilizzato per ambiti quali la produzione dei chip deve essere di particolare qualità e presuppone un certo processo di estrazione e di lavorazione industriale.

Il problema dell’aumento del costo del silicio, si aggiunge alla carenza di microchip che ha colpito vari settori industriali, con una domanda che supera la capacità produttiva mondiale, per non parlare dei costi alti di petrolio e metalli quali alluminio e rame: una tempesta perfetta che danneggia la ripresa dell’economia.