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Il piano dell’UE per salvare l’industria delle auto

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La Commissione UE ha annunciato un piano volto a rafforzare l’accesso dell’industria automobilistica europea a tecnologie strategiche su batterie, software di guida autonoma, riducendo al contempo gli oneri normativi.

Il piano, presentato dal Commissario per la Mobilità Sostenibile e il Turismo, Apostolos Tzitzikostas, include cinque iniziative chiave per sostenere il settore che di fatto contribuisce al 7% del PIL dell’UE e impiega circa 14 milioni di persone.

Le difficoltà che l’industria europea delle auto sta affrontando, e che il piano intende risolvere, sono quelle legate alla catena di fornitura, agli elevati costi energetici e a una forte dipendenza da forniture critiche.

Anzitutto, nel tentativo di risollevare il settore, la Commissione ha stanziato un fondo di 1,8 miliardi di euro per creare una filiera sicura e competitiva per le materie prime impiegate nelle batterie. Inoltre, il piano prevede inoltre un finanziamento di un miliardo di euro per supportare i produttori automobilistici europei di veicoli connessi, autonomi e dotati di intelligenza artificiale, e ulteriori 570 milioni per lo sviluppo di infrastrutture di ricarica.

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Parallelamente, verranno implementate misure per favorire la riqualificazione e l’aggiornamento professionale dei lavoratori del settore, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese.

Il piano si inserisce in un contesto di forte pressione competitiva; da un lato ci sono gli Stati Uniti che minacciano di imporre dazi del 25%, dall’altro la concorrenza cinese che continua a stringere i margini di profitto dei produttori europei.

Per questo, il piano dell’UE cerca di garantire parità di condizioni, con la Commissione che intende utilizzare strumenti come le misure anti-sussidio e accordi di libero scambio, individuando anche paesi “affini”, come l’India, per possibili trattative vantaggiose.

Al momento, le reazioni dell’industria sono state contrastanti. L’Associazione dei Costruttori Europei di Automobili ha accolto positivamente il piano, pur evidenziando la necessità di azioni più incisive su infrastrutture, incentivi alla domanda e riduzione dei costi produttivi.

Altre organizzazioni, invece, hanno espresso preoccupazione per la flessibilità concessa nei limiti di CO2. Questo perché temono un rallentamento delle vendite di veicoli elettrici nel breve termine, e di conseguenza un ulteriore ritardo sull’elettrico rispetto ai concorrenti cinesi.


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