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Indagine della Finanza su Apple Italia per frode fiscale

La Finanza indaga su una presunta frode fiscale commessa da Apple Italia e ha contestato a due dirigenti dell’azienda il reato di dichiarazione dei redditi fraudolenta. La notizia, menzionata da fonti giornalistiche e che sarebbe stata confermata da ambienti vicini al palazzo di giustizia, è emersa nel corso della giornata di oggi, quando erano già state compiute perquisizioni e sequestri alla sede di piazza San Babila, dove ha sede la filiale italiana del colosso di Cupertino.

Che cosa sia esattamente successo è impossibile da dire, viste le bocche cucite delle due parti. Ma secondo l’Espresso l’ipotesi dei magistrati è che Apple Italia «non si occupi solo di supporto al canale di vendita e di assistenza e di servizi accessori alla società irlandese, ma sia il vero cuore dell’attività commerciale compiuta in Italia». Secondo l’Espresso, il pubblico ministero Adriano Scudieri coadiuvato da procuratore aggiunto Francesco Greco, si sarebbero avvalsi dell’attività della direzione regionale lombarda dell’Agenzia delle Dogane, «che – ad esempio – avrebbe rintracciato “gravi indizi” in ordine alla sottrazione dall’imposizione Ires (l’imposta sui redditi delle società) di somme molto rilevanti, sulla base anche delle dichiarazioni dei clienti di Apple Italia, ben celati dietro un «meccanismo fraudolento» che ha portato all’apertura del fascicolo a carico dei due indagati».

Nonostante non ci sia alcun comunicato nè di Apple nè della procura, si è appreso che il danno all’erario ammonterebbe ad oltre un miliardo. In base alle indagini sarebbero state compiute operazioni volte a ridurre di 206 milioni l’imponibile del 2010 e di 853 milioni quello del 2011. Complessivamente sarebbe stati nascosti quindi nascosti all’erario 1 miliardo e 60 milioni, utilizzando false rappresentazioni delle scritture contabili e usando altri mezzi fraudolenti.

Di fatto l’accusa sarebbe da riferire a quelle già contestate in altri paesi, come ad esempio la Francia e che rientra nel contesto dell’uso di complessi schemi di elusione utilizzati per ridurre il pagamento delle tasse ai governi centrali dei paesi dove opera grazie a filiali basate in paradisi fiscali e all’impiego di una filiale basata in Irlanda. La stessa Irlanda e la sua legislazione erano state criticate dal Governo USA durante una inchiesta compiuta dal senato americano di fronte alla quale era stata chiamato a testimoniare anche Tim Cook.

Per accertarsi dei reati fiscali, come accennato in apertura, la Gdf ha perquisito la sede Apple di piazza San Babila e sequestrato materiale informatico e telefonico. Il decreto del sequestro, dice ancora l’Espresso, è stato però impugnato; sulla sua correttezza dovrà dunque decidere il tribunale del Riesame. Nel corso della giornata di ieri, martedì 12 novembre il pm ha incontrato il legale di Apple, l’ex ministro alla giustizia, Paola Severino.

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