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Individuato un metodo per sciogliere le PFAS che inquinano suolo e acqua piovana

Un team di scienziati è riuscito a quanto pare a individuare un modo economico per eliminare le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) – composti chimici prodotti dall’uomo e pertanto non presenti naturalmente nell’ambiente – sostanze che si trovano anche in molti articoli casalinghi, quali ad esempio le padelle antiaderenti in teflon o il filo interdentale.

Stando a quanto riferisce la U.S. Environmental Protection Agency (Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente), esistono attualmente almeno 12.000 sostanze di questo tipo, tutte con una caratteristica in comune: una struttura carbonio-fluoro nota per essere uno dei più forti legami nella chimica organica, caratteristica che permette di sfruttare i PFAS per fornire proprietà repellenti a acqua, olio e per incrementare la resistenza alle alte temperature di tessuti, tappeti e pellami, per produrre rivestimenti impermeabili per piatti di carta, padelle antiaderenti e imballaggi alimentari, e come coadiuvanti tecnologici nella produzione di fluoropolimeri (es. politetrafluoroetilene – PTFE o “Teflon”, componenti del “Goretex”).

A febbraio, scienziati hanno stimato in 50.000 tonnellate l’inquinamento da PFAS che si riversa ogni anno nell’atmosfera. Le PFAS o Sostanze perfluoroalchiliche, sono così diffuse al punto da essere individuate anche in campioni raccolti in zone poco o niente popolate, come gli altopiani del Tibet o l’Antartide.

Queste sostanze trovano in prodotti insospettabili come ad esempio le confezioni di cibo o le scatole della pizza, o altri prodotti ancora, sfruttati per migliorare la scorrevolezza e altre caratteristiche. In seguito al rilascio durante la fabbricazione, l’uso e lo smaltimento dei prodotti che li contengono queste sostanze, essendo chimicamente stabili nell’ambiente e resistenti ai tipici processi di degradazione, sono persistenti e presenti sia nel suolo sia nell’aria, dove possono rimanere per giorni ed essere trasportati prima di cadere sul suolo.

Qui essi si muovono facilmente attraverso terreni sotterranei, dove possono percorrere lunghe distanze e contaminare le acque superficiali e sotterranee, accumulandosi negli organismi animali e vegetali.

A causa della loro persistenza ambientale e alla possibilità di accumularsi negli organismi dove permangono per periodi prolungati, queste sostanze possono essere pericolose, comportando in alcuni casi un aumento nel rischio di alcuni tumori (non c’è la dimostrazione ma studi suggeriscono una probabile correlazione), di ridotta immunità ed effetti sullo sviluppo dei bambini.

Individuato un modo per eliminare i composti chimici non presenti naturalmente nell’ambiente

Da anni ricercatori cercano di individuare un modo per distruggere le sostanze perfluoroalchiliche ma una svolta il tal senso sembra essere prossima.

Lo riferisce il New York Times spiegando che un gruppo di chimici di UCLA, Northwestern University e Cina hanno individuato una miscela di idrossido di sodio, un composto chimico usato nella soda caustica, e un solvente organico denominato dimetilsolfossido, come mix utilizzabile per eliminare un vasto sottogruppo di composti PFAS noti come PFCA. Il Professor William Dichtel, uno dei co-autori dello studio, ha riferito al New York Times che c’è ancora lavoro da fare prima che la soluzione possa essere impiegata fuori dai laboratori ma siamo sulla buona strada.

Lo studio completo è pubblicato su Science con il titolo: “Low-temperature mineralization of perfluorocarboxylic acids”.

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