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Intel e Apple, una storia lunga 12 anni

La prospettiva di un passaggio di Apple ad Intel non è certamente cosa di questi giorni. Indiscrezioni, voci, persino progetti concreti risalgono all’inizio degli anni 90.

In quel frangente, mentre i computer Mac erano ancora basati su processori Motorola 68k, nei laboratori allora affollatissimi di geniali quanto anarchici ingegneri molti dei quali curavano progetti personali o di gruppo con la speranza che venissero abbracciati dai vertici, sorse, in collaborazione con Novell, l’iniziativa “Star Trek” scopo della quale era proprio portare Mac OS su piattaforma Intel. Nel 1992 con il sistema operativo, allestito funzionante e benedetto dal management, Apple decise di dare il via all’iniziativa PPC-RISC che portò alla creazione di un team con IBM e la stessa Motorola dalla quale scaturì l’attuale piattaforma Mac, un passo che “uccise” Star Trek.

Successivamente si tornò a parte di Mac OS su Intel quando, fallito il progetto Copland, Apple fu costretta ad acquistare NeXT per portare a compimento la migrazione verso un nuovo sistema operativo, più moderno e radicalmente diverso. NeXT Step, l’OS dell’allora società  di Jobs, già  girava su hardware Intel tanto che i primi esperimenti di integrazione delle tecnologie Mac con l’OS di NeXT erano svolti su hardware x86. Apple però allora aveva ancora a disposizione processori molto più potenti degli Intel e la strada fu abbandonata (o forse neppure esplorata seriamente).

Da allora è stato tutto un intrecciarsi di voci e indiscrezioni che ciclicamente hanno riportato d’attualità  la questione. In nessun caso però le fonti erano apparse attendibili nè, in verità , era sembrato che ci fosse una reale opportunità  per un simile passaggio.

Più recentemente però Apple era sembrata pensare concretamente a questa ipotesi. A riportarla in primo piano, intorno al 2002, il faticoso e insoddisfacente progresso in termini di prestazioni dei processori di Motorola (e poi Freescale) ed IBM. Apple aveva più volte picchiato, forse non solo idealmente, i pugni sul tavolo delle due partner ottenendo poco o nulla al punto da far sbottare, in qualche occasione, Jobs sull’ipotesi di migrazione. A riporla di nuovo nel cassetto l’arrivo dei processori PPC 970 che Apple ed IBM avevano sviluppato congiuntamente nei laboratori di East e che tante speranze avevano suscitato

Secondo alcune voci, però Apple, nonostante i proclami di fiducia, scottata dai precedenti, si era tenuta un strada aperta incaricando un gruppo di una dozzina di sviluppatori curare una versione Intel di Mac OS X. Il compito del progetto, che aveva il nome in codice, decisamente allusivo, di Marklar (la razza aliena del cartone animato South Park), era quello di avere sempre a disposizione una “opzione B” nel caso le premesse e le promesse di IBM si dimostrassero inconsistenti. La roadmap dei partner sarebbe stata costantemente valutata e soppesata e nel caso ci fosse stato bisogno di un’operazione d’emergenza non ci sarebbe voluto molto per passare dal Mac OS X per PPC a quello per piattaforma X86.

Che Apple non escludesse la possibilità  di passare ad Intel lo si apprendeva anche da una nota interna di IBM che però sminuiva la possibilità  d’applicazione del “piano B” per le difficoltà  tecnologiche che esso porrebbe.

Di Marklar, in ogni caso, non si è parlato più pubblicamente, almeno nei media ufficiali, lasciando il compito di tenere viva la speranza di una versione Intel di Mac OS X ai siti dediti alle indiscrezioni. Questo fino a quando un paio di settimane fa la voce è apparsa sul Wall Street Journal.

Il quotidiano finanziario, solitamente molto ponderato nel presentare i suoi articoli, sosteneva che Apple ed Intel avevano già  raggiunto un accordo sull’uso di chip di Santa Clara e che un annuncio era ormai imminente. Le ragioni della svolta, secondo il Wall Street Journal, sarebbero state nell’insoddisfazione, giunta ormai all’estremo, da parte Apple per i progressi compiuti dal PPC 970 e dal successore, un derivato dal Power5.

Nonostante la fonte fosse tutt’altro che inattendibile, gli analisti e gli utenti Mac hanno faticato a dare peso alla voce. Troppe le incertezze e troppi i problemi che, allo stato attuale delle cose, un passaggio ad Intel potrebbe presentare ad Apple. Anche alla presenza di un livello di emulazione anzi di un “superemulatore” come quello di Transitive, inevitabilmente gli sviluppatori sarebbero obbligati se non altro a ricompilare il codice operando importanti modifiche alle parti che contengono le chiamate AltiVec, una tecnologia non presente su Intel.

Nonostante ciò riecco oggi l’indiscrezione e ancora una volta da fonte autorevole: il quotidiano tecnologico C/Net che ha solidissime radici (e orecchie ben tese) nel mondo dell’IT. Apple avrebbe addirittura già  predisposto un piano di migrazione che, partendo dalle macchine di fascia più bassa, sarebbe portato a compimento entro il 2007. A conferma e supporto di C/Net altre fonti molti attendibili, dal solito Wall Street Journal al New York Times. Inevitabile la nuova alzata di scudi di utenti ed analisti che ancora una volta predicono sciagure e tempeste sul capo di Cupertino se davvero osasse tanto: utenti persi per strada, sviluppatori imbufaliti, partner disamorati, il tutto per l’irrinunciabile necessità  di dover supportare una nuova radicale svolta, la terza dopo il passaggio da 68K a PPC e da Mac OS Classic a Mac OS X, svolte che costano soldi in sviluppo e ricerca per una piattaforma che non arriva mondialmente al 3% del mercato.

Per chi, come noi, non ha la verità  in tasca né la capacità  di lanciare pronostici che non siano fondati semplicemente su sensazioni personali e su una visione quotidiana delle vicende dell’IT, la cosa migliore sembra essere un’attesa condita del giusto scetticismo che una svolta tanto radicale richiede con la consapevolezza però che Apple e un colosso come Intel hanno le risorse necessarie per fare fronte ai problemi che ne conseguirebbero.

Ad esempio perchè escludere del tutto che il “passaggio ad Intel” altro non sia che l’uso di una nuova generazione di processori Intel creati appositamente per Apple? Intel potrebbe essere in grado di creare processori in grado di far girare Mac OS X fin da subito mentre Apple lavorerebbe ad una prossima versione dell’OS ottimizzata per essi. In fondo se IBM ritiene conveniente sviluppare un chip studiato appositamente per il Game Cube di Nintendo, Intel potrebbe ritenere interessante fare la stessa cosa per Apple il cui peso specifico in termini d’immagine nell’ambito dell’IT è di certo superiore a quello, pur rispettabile, della casa giapponese.

Non è neppure da escludere una seconda ipotesi, che l’accordo tra Apple ed Intel ci sia, ma per una nuova generazione di dispositivi di cui ancora non possiamo cogliere i contorni esatti ma che possono avere a che fare con il divertimento (musicale e video) interattivo. Questa tesi è sostenuta da diversi siti e da alcuni analisti che la ritengono molto probabile.

Comunque sia per avere la risposta non occorre attendere ancora a lungo. Poche ore e sapremo se davvero ci apprestiamo ad una rivoluzione copernicana o se svolta sarà , con un’allenza tra Intel ed Apple, non avrà  i connotati di drammaticità  e radicalità  come l’uso processori x86 dentro ad un computer con la Mela.

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