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Jobs niente OK ad una missione spaziale perchè alla presentazione mancava la musica

«Soldi per un veicolo spaziale sulla luna? Si può fare ma senza una presentazione con musica, no», l’ennesimo episodio sulla vita di Jobs, uno dei tanti degli ultimi giorni, ma tra questi forse anche il più surreale, viene raccontato dal giornalista Mark Stephens, conosciuto da alcuni con il nome con il quale normalmente si firma, Robert X. Cringely.

Nel 2007 Stephens, autore del documentario Cult “The Triumph of the Nerds: The Rise of the Accidental Empires”, aveva in mente di inviare in missione un veicolo spaziale sulla luna senza equipaggio scontrandosi non tanto con problemi tecnici ma finanziari. Incontrò varie persone, facendo un sacco di presentazioni ma il progetto sembrava arenarsi a causa della mancata conferma degli ultimi fondi necessari. Tra le tante persone che Stephens incontrò, ci furono anche uomini di Microsoft e Apple.

In Microsoft, Stephens fece l’errore di interpellare dirigenti di livello troppo basso, i quali non avevano la possibilità di accedere ai finanziamenti necessari e ai quali dovette illustrare una miriade di volte i vantaggi in termini di ritorno d’immagine di una simile impresa (legare il nome “Windows Phone” alla luna, ad esempio). Con Apple, Cringely contattò invece subito il numero uno: Steve Jobs. Il defunto CEO di Apple, dopo pochi minuti aveva già intuito le potenzialità stategiche e di marketing; interruppe l’interlocutore che ancora magnificava il progetto per chiedere “È fattibile?” e ancora “È un’avventura abbastanza interessante per legare a essa il nome di Apple ?”. Cringely si offrì allora di presentare un breve filmato con tutti i dettagli del progetto, ma fu a quel punto che il pur conosciutissimo, da Jobs, interlocutore si scontrò con uno degli aspetti del capo di Apple: la sua pignoleria e mania di perfezionismo.

Mentre partiva l’illustrazione, Jobs si irrigidì di fronte ad un documento privo di accompagnamento adeguato: “Serve la musica” disse Jobs vedendo la presentazione; “Nello spazio nessuno può sentirti cantare” rispose Cringely facendo eco, forse, allo slogan di Alien (“Nello spazio nessuno può sentirti urlare”) “Torna con la musica” ribatté gelido Jobs. Cringely raccolse la sua roba e se ne andò. Quando quel che chiedeva Jobs era stato messo insieme (“Robots on the Moon”, scritta ed eseguita per il video da Dave Feinman) Steve era in ospedale per le ultime cure e il progetto di Cringely non fu portato più a termine. Il video qui sotto è quello che avrebbe dovuto vedere Jobs.

Vivek Ranadivé, fondatore di origine indiana di Tibco Software (società specializzata in soluzioni per ambienti enterprise), ha raccontato, inveceun aneddoto legato alla NeXT (la società che Jobs aveva fondato dopo la sua cacciata da Apple). Quando Steve andò a incontrare Ranadivé per discutere di una partnership per la vendita di una serie di workstation NeXT ai clienti di Tibco (principalmente banche e società che lavoravano nell’ambiente di Wall Street), entrò nell’ufficio e si sedette per terra, presentandosi con “Namasté” (il saluto indiano solitamente accompagnato dal gesto delle mani congiunte, unendo i palmi con le dita rivolte verso l’alto, facendo al contempo un leggero inchino col capo). “Seduto nella mia sedia”, racconta Ranadivé, “gli dissi: perché sei seduto sul pavimento?”. E Jobs, rispose: “Sei il maestro della vendita di tecnologia a Wall Street e voglio imparare da te”. Non ho mai dimenticato quel gesto dice Ranadivé. “In tanti hanno parlato dei vari aspetti di Steve, io ho visto una persona diversa, umile e piacevole, che ha abbracciato i valori tradizionali indiani cercando di rimanere fedele a se stesso, mantenendo le cose sempici e rimanendo concentrato”. E ancora: “Ho avuto modo di conoscere Steve l’estate seguente; ogni paio di settimane mangiavamo insieme chiacchierando dei problemi del settore; qualche anno dopo gli ho chiesto di venire a una conferenza per i clienti della mia azienda: molti pensavano che non sarebbe venuto per via della distanza ma Steve arrivò giusto in tempo”. “È stata una delle persone più eloquenti che abbia mai incontrato, un autorevole interlocutore in grado di sempificare idee complesse con argomenti convincenti”. “È una delle persone che ho più ammirato” continua Ranadivé, parlando di Jobs come “la personificazione di tutto ciò che rappresenta l’America; il Leonardo da Vinci del nostro tempo”. 

 

 

[A cura di Mauro Notarianni]

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