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Perché la corsa per le foto l’ha vinta lo smartphone (cioè l’iPhone)

Tim Cook durante il keynote in cui ha presentato i nuovi iPhone 14 e 14 Pro ha detto che l’anno scorso sono state scattate tremila miliardi di foto con l’iPhone. Nel 1999, anno di massimo splendore dell’industria delle macchine fotografiche, i consumatori hanno scattato circa 80 miliardi di foto. La differenza è abissale. E non tiene conto del video: il distacco da quello che viene girato sugli iPhone (e tutti gli altri apparecchi) e quello che veniva girato con pellicola, nastro magnetico o altre soluzioni deve essere ancora più ampio.

La risposta serve come indicatore per capire un fenomeno: siamo davvero arrivati alla fine delle fotocamere e delle macchine da ripresa tradizionali, come tante volte si è detto? Secondo noi sì, e ha vinto il telefonino smart. Di brutto.

Una scelta d’immagine

Una prima risposta arriva direttamente dalla zona delle demo dello Steve Jobs Theater dove un migliaio di giornalisti si sono assiepati per toccare e usare i dispositivi presentati dall’azienda subito dopo il keynote. Avevano tutti un telefono per girare e scattare, tranne pochissime eccezioni che possiamo dividere in due gruppi.

Il primo è quello di chi era venuto con GoPro o soluzioni simili magari per girare video dal selfie stick. E l’altra era Marques Brownlee, l’influencer e youtuber americano più famoso al mondo nel settore tech che gira con la sua RED Monstro DSMC2 BRAIN che fa immagini video in formato 8K utilizzando un obiettivo Zeiss Otus 55 f/1.4 Dice lo youtuber: “Quando nel video tengo il telefono in mano, sembra di tenerlo in mano anche ai miei spettatori”. Ecco, come dire: loro non fanno testo.

Il telefono per fare video

Infatti, a parte Marques, il resto del mondo fa cose normali anche per usi semiprofessionali o professionali. Gli Youtuber, infatti, se non hanno una postazione da studio con obiettivi particolari girano tranquillamente tutti con iPhone Pro perché, ci hanno detto alcuni di quelli presenti a Cupertino sia tra gli influencer italiani che stranieri, “ormai da iPhone 12 Pro il livello è paragonabile se non superiore a quello di molte videocamere e fotocamere professionali”. E sta tutto in tasca, richiede solo un grip o un piccolo treppiede e magari un microfono wireless per l’audio. Non vi sbagliate: lo youtuber medio fattura più del fotografo medio che fa matrimoni o cerimonie. Alla grande.

Per capire la compattezza della soluzione: per l’audio tra gli influencer c’è chi usa le AirPods ma la maggior parte si è orientata o su questi Røde Wireless Go II, o su questi Dji Mic o magari su questi Synco P2L. In generale, l’audio per uno Youtuber non è fondamentale ma richiede comunque una qualità minima.

Per il resto, basta veramente un vecchio bastone da selfie, anche perché i telefoni Pro di Apple sono tutti stabilizzati otticamente e il vantaggio dei gimbal (cioè cardani) è più nella fluidità di alcuni tipi di movimento di carattere cinematografico (dolly e carrello) o per il fatto che replicano via bluetooth i comandi sul bastone.

Stiamo parlando di immagini girate in esterna perché ovviamente in studio le cose cambiano, almeno per adesso. E conviene usare magari una fotocamera (che non si spenga automaticamente dopo dieci minuti perché si è scaldata troppo) della scorsa generazione.

Le foto computazionali

Per chi fa le foto, invece, iPhone più di molti altri ha aperto la strada della fotografia computazionale. Questo come abbiamo visto ha lentamente portato a una evoluzione della fotografia per la quale, sinora, il limite maggiore era il fatto che non ci sono i file raw sui quali lavorare. Apple ha risolto, dopo parecchi anni, anche questo problema aggiungendo il formato ProRaw e poi ha abbracciato soluzioni tecniche come il nuovo sensore da 48 megapixel quad-pixel, che permette di avere funzioni diverse (più definizione ma anche più luminosità) in maniera simile a quanto hanno fatto altri fabbricanti di telefonini in passato e come ha fatto Leica di recente con la nuova M11, che abbiamo recensito qui.

La novità è che la rivoluzione è arrivata un po’ per volta. Le fotocamere compatte sono evaporate di fronte ai milioni di telefonini mentre le fotocamere professionali sono diventate o degli oggetti per amatori (come quelli che ascoltano la musica sui dischi in vinile) o per professionisti che hanno bisogno di alcune soluzioni sopra la media e che effettivamente sfruttano l’hardware fotografico specializzato.

Perché, parliamoci serenamente ma in modo chiaro: avere una mirrorless di fascia medio-alta o anche alta e poi usarla sempre in modalità tutta automatica sta diventando un discrimine: a quel punto va bene anche uno smartphone. Considerando che, a parte il fotografo che ha un vezzo o un bisogno molto specifico per usare la macchina totalmente in modalità Program, il resto potrebbe essere fatto molto bene in un altro modo.

Calcolare fino all’ultimo pixel

Sono stati versati fiumi di inchiostro digitale (o anneriti montagne di pixel) per discutere se la vittoria dello smartphone sia reale oppure no. Lo è: è decisamente reale. Ci saranno sempre macchine fotografiche più o meno professionali, per usi specifici, per soddisfare le esigenze ergonomiche, di ottiche particolari, di abitudine dei professionisti. Ma la verità è che la macchina fotografica giusta è quella che sta sempre con noi, e quella macchina si chiama smartphone. Anzi, molto spesso si chiama iPhone.

Gli appassionati della fotografia tradizionale in formato digitale o, bontà loro, analogico, fanno benissimo a praticarla e a farlo con passione. Però non fate che la vostra passione vi faccia velo rispetto a quello che succede nel mondo. La quasi totalità delle immagini viene scattata dagli smartphone, e moltissima parte del video. Il resto sono dettagli: foto molto importanti vengono scattate con fotocamere professionali e questo va benissimo, ma in futuro la percentuale non aumenterà. Invece diminuirà. Gli smartphone e l’iPhone hanno già vinto. Non volersene rendere conto vuol dire fare la rana nella pentola messa sul fornello: l’acqua è già calda, è la rana che non se ne rende conto. E presto finirà bollita.

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