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Recensione Limbo: il gioco che scende nel profondo dell’anima

Il silenzio del nulla, solitudine e desolazione. Sono questi i tre elementi, sommati ad una grafica straordinariamente efficace, che hanno fatto di Limbo, fin dalla sua apparizione su piattaforma, un titolo unico, capace di proiettare il giocatore verso un’esperienza più che una sessione di gioco. Tutto questo lo ritroviamo anche su iPhone e iPad (4,49 euro per Mac costa 8,99 euro) che offrono ora a chi usa la piattaforma Apple, uno dei giochi “indie” più riusciti degli ultimi anni.

Limbo è, alla base, un platformer di cui è protagonista un bambino perduto in una foresta (il Limbo, appunto) per arrivare al fondo del quale deve risolvere dei puzzle fisici. Nulla di originale da questo punto di vista, ma Limbo è, nonostante questo, un gioco assolutamente originale e non tanto per l’ambientazione che molto genericamente potremmo definire horror, ma per la capacità che lo sviluppatore danese Playdead ha avuto, di andare molto oltre creando suggestioni che riportando ad alcune  sensazioni primarie dell’uomo: la paura dell’ignoto, il timore del buio, l’istinto di sopravvivenza, la volontà della scoperta e il senso della sfida.

Tutto questo viene richiamato con un sapiente mix di grafica, suono, meccanica del gioco. Il tratto grafico prima di tutto, che ammicca esplicitamente a quello di un film in bianco e nero di inizio secolo scorso con illuminazione centrale e scarsa, vignettatura, sfondi sfumati la simulazione della grana della pellicola. Questo scenario in stile espressionista (il cinema di Friz Lang è menzionato anche dai font che aprono il gioco) è accompagnato dalla non-colonna sonora segnata da un silenzio spettrale con sullo sfondo pochi rumori inquietanti, proprio come accadrebbe in un bosco al crepuscolo. In questo quadro, perfetto per il percorso sul quale avremo a che fare con ragni, trappole, ingranaggi, lame che hanno un unico scopo, infilzare, smembrare, stritolare, schiacciare il piccolo protagonista, si colloca la spinta esplorativa del gioco che ci porta a proseguire, ad andare avanti scoprendo pezzo per pezzo le sfide che ci attendono.

Dal punto di vista del gameplay, Limbo è una conversione perfetta di un gioco per il quale si doveva usare un joypad o il mouse, in uno touch. Su iPhone o iPad potremo indifferentemente usare un dito o due dita; dovremo correre, saltare, salire scale o dirupi, scivolare, trascinare o spingere oggetti. Inizialmente il controllo può apparire non troppo intuitivo, ma dopo pochi passaggi, il tutto diventa abbastanza facile. I puzzle sono mediamente semplici nella prima parte, ma diventano man mano molto più complessi e visto che non esiste un sistema di salvataggio (in Limbo in realtà non esiste praticamente nulla se non la schermata di gioco…), ma solo dei waypoint che registrano il superamento, in alcune occasioni si corre il rischio di ripetere diverse volte un percorso. In ogni caso il gioco è bilanciato ed efficace nella parte tecnica di controllo e lo è anche nella fluidità delle animazioni che sono piuttosto credibili; ottime quelle del bambino e dei personaggi che incontra, molto suggestive quelle dei paesaggi scheletrici che scorrono sullo sfondo.

Limbo è un gioco dove si muore molto; è praticamente indispensabile finire nelle grinfie di un ragno o vedersi decapitati, e non una sola volta, da una tagliola prima di capire esattamente cosa dovremo fare, ma è proprio questa sfida dark, il vero cuore di Limbo che è in grado di tener coinvolto chi lo usa come succede nei miglior film del genere. In Limbo dobbiamo camminare, andare avanti, provare a scoprire quel che ci attende e pensare.

Speriamo di non essere accusati di vedere troppo e troppo al di là di un semplice gioco se diciamo che Limbo è una metafora dell’umanità e che per questo cattura la nostra attenzione. Siamo invece certi che questa sorta di via di mezzo tra un esperimento di visual art e un laboratorio che ricicla le paure ancestrali (in contrasto con molti giochi horror che richiamano timori costruiti dalla fantasia e dalla letteratura o del cinema), realtà destrutturata e ricostruita in un universo onirico, che è Limbo, non potrà nel peggiore dei casi non suscitare curiosità ed empatia con il bambino perduto nella foresta nera; nel migliore dei casi vi entusiasmerà come pochi altri giochi hanno saputo fare in questi ultimi mesi. Non poco per un gioco in 2D in bianco e nero che apparentemente non fa altro che riciclare lo stereotipo del puzzle platformer.

Limbo per iOS costa 4,49 euro per iOS per Mac costa 8,99 euro

 

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