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Agonia lenta e costante: Mozilla Firefox rischia di morire?

Andreas Gal ha lavorato per 7 anni a Mozilla ed è stato Chief Technology Officer dell’azienda fino a due anni fa, dopo che ha lasciato per fondare una sua startup. A suo dire, Firefox non se la passa bene e, citando statistiche di StatCounter, evidenzia dati che mostrano la supremazia di Chrome nel settore dei browser.

Nel 2010 Firefox aveva un market share del 31%; oggi, stando alle statistiche di StatCounter, la sua quota di utilizzatori su versante desktop è scesa al 15% e Chrome è passato dal 6% al 63%. In drastico calo anche la quota di Internet Explorer: nel 2010 era utilizzato in media dal 55% degli utenti dei siti monitorati da StatCounter, oggi questi sono pari al 9%. Se si tiene conto anche del mercato mobile, Firefox ha un market share inferiore al 6%, Internet Explorer è sotto il 4%.

Per spiegare il successo di Chrome, Gal parla del modo aggressivo con cui viene spinto e reclamizzato il browser di Google. Non appena si tenta di sfruttare un qualsiasi servizio di Google, si è sempre invitati a scaricare Chrome. Su iOS Safari è più forte, anche perché Apple non consente di cambiare il browser di default. Di fronte a Apple e Google, Mozilla può comunque fare poco.

A legare il destino di Internet Explorer e Firefox è anche il loro clamoroso fallimento nel settore mobile. Le due aziende anziché pensare a imporre i loro browser, hanno tentato (senza successo) di proporre sistemi operativi alternativi, una scommessa già difficile per un’azienda del calibro di Microsoft, figuriamoci per Mozilla.

Statistiche uso browser

Se poco Mozilla può fare su iOS (difficilmente Apple consentirà all’utente di impostare un browser diverso dal suo per default), qualcosa avrebbe potuto tentare con i produttori di smartphone Android, con accordi specifici per proporre Firefox installato di serie.

Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, la fondazione Mozilla in un certo senso ha vinto realizzando molti obiettivi per i quali è nata, aiutando a portare il web a un nuovo livello: la sua voce ha contribuito a diffondere l’idea di internet come una risorsa pubblica globale che deve rimanere aperta e accessibile e nel quale sicurezza e privacy di ogni persona sono prerogative fondamentali da non considerare facoltative.

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