Azure, AWS (Amazon Web Services) o GCP (Google Cloud Platform) sono i nomi di infrastrutture cloud poco note al grande pubblico ma sfruttate ogni giorno da un numero sterminato di app per offrire servizi vari a milioni di persone.
Stando a quanto riferisce il sito The Information, Apple avrebbe preso in considerazione l’idea di offrire servizi in concorrenza alle piattaforme prima citate. Il progetto, internamente denominato ACDC (acronimo di Apple Chips in Data Center), era pensato per sfruttare la potenza di calcolo delle CPU Apple, con costi più abbordabili rispetto ad AWS o altre piattaforme, vantaggi in termini di sicurezza, efficienza energetica.
Internamente, gli sviluppatori utilizzano server con chip Apple per testare servizi come Foto, Apple Music e, naturalmente, Siri, che è stato il primo a girare sui server made in Cupertino, e Apple ha anche dimostrato la capacità di gestire un numero elevato di transazioni con i propri server che gestiscono le comunicazioni di Apple Wallet.
Il progetto ACDC di Apple si è quanto pare arenato dopo la partenza da Cupertino Michael Abbott, responsabile Cloud Engineering dal 201, che ha lasciato l’azienda ad aprile 2023. Non è chiaro se l’idea di offrire servizi di cloud computing alle aziende sia stata accantonata ma l’interesse in questo mercato è enorme, come dimostrano un servizio come Google Cloud che ha fruttato 42,3 miliardi di dollari ad Alphabet nel 2024, un peccato per Apple lasciarsi sfuggire possibilità di crescita in un mercato maturo, rodato, variegato e articolato.
A maggio dello scorso anno erano circolate voci secondo le quali i server per l’AI di Apple avrebbero dovuto sfruttare processori M2 Ultra.; a marzo di quest’anno indiscrezioni hanno riferito di Apple pronta a mettere sul tavolo un miliardo di dollari per Nvidia per un grande server cluster che dovrebbe essere sfruttato internamente a supporto di applicazioni di AI generativa.