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Apple ed Intel, tra preoccupazioni e speranze

La preoccupazione principale? Le vendite a breve termine. Questo il commento più ricorrente nelle prime ore dopo lo storico annuncio della migrazione di Apple dai processori IBM a quelli Intel. Il pensiero che Cupertino possa in qualche modo pagare con una sorta di congelamento delle vendite la scelta annunciata ieri rimbalza tra vari siti e in vari ambiti, da quello degli sviluppatori a quello degli analisti.

Ad avanzarlo, ad esempio, è Shaw Wu di American Technology Research. “Corrono un rischio – dice Wu – quello di trovarsi a fronteggiare la diffidenza nei confronti delle macchine PowerPC che presenteranno da oggi fino al prossimo mese di giugno del 2006. E questo non accadrà  solo tra i potenziali nuovi clienti, ma anche nella loro base di installato tradizionale”.

Il problema non è solo di carattere “tecnologico” (la volontà  di attendere prodotti nuovi e totalmente diversi da quelli attuali), ma si è di fronte anche ad una questione d’immagine e di credibilità . Apple con il passaggio ad Intel potrebbe avere aperto una crisi nei confronti dell’universo dell’IT che peserà  sulle vendite fino a quando non saprà  riconquistarsi una immagine. Ad esprimere questa posizione è Tim Deal di Techology Business Research “Da anni – dice Deal – sostengono i vantaggi dell’architettura PowerPC in ambito grafico. Ora dovranno cercare di rifarsi una credibilità  abbandonando il fattore che per anni hanno usato come elemento di distinzione.

“La mossa è rischiosa – aggiunge Steve Fortuna di Equity Group che vede anch’egli la perdita di un elemento distintivo – Apple entra in diretta concorrenza con un mondo diverso e più vasto e limita la sua capacità  di differenziarsi. E avrà  meno possibilità  di controllo sulla propria tabella di marcia, dovendo adeguarsi a quella dei PC tradizionali”

“In tempi brevi – dice Leonard Rosenthal di Apago Inc. – sarà  dura. Perderanno vendite. L’annuncio è coraggioso, ma la sfida è da fare tremare le gambe”. “Vendiamo accessori – dice Eric Prentice di dr. Bott – e sappiamo che il ciclo di sostituzione delle macchine Apple è di quattro o cinque anni. Questa scelta congelerà  le vendite per una decina di mesi; toccherà  ad iPod portare Apple fuori dalle secche”.

Ma tra voci preoccupate non mancano anche accenti più ottimistici. Tra questi ci sono quelli espressi da Gene Munster di Piper Jaffray che si dice concorde con chi pensa che a breve termine potrebbero esserci difficoltà , ma l’orizzonte non è così fosco. “Svantaggi per le vendite ci saranno – dice Munster – ma i vantaggi futuri saranno decisamente superiori agli svantaggi. Intel diventerà  un fornitore affidabile e aumenterà  le opzioni in termini di prezzi, permettendole di raggiungere una potenzialmente assai più vasta categoria di utenti”

A fare qualche valutazione sui costi dei Mac con Intel è Keith Bachman, di Banc of America Security secondo cui “Apple potrebbe limare intorno ai 100$ il prezzo medio delle sue macchine e creare prodotti più accattivanti. Ad esempio i portatili potrebbero avere processori a più basso consumo ed aumentare la durata delle batterie, per non parlare della capacità  da parte di Intel di produrre chip in alti volumi”

La chiave di tutto, sostiene Michael Gartenberg di Jupiter Research, in ogni caso, è nella capacità  che Apple saprà  dimostrare di attuare una transizione fluida e il meno problematica possibile sia per gli sviluppatori che per i clienti finali. “Al momento – dice Gartnenberg – non credo che questo passaggio sarà  così difficoltoso come pensavo fino a ieri. La mia preoccupazione era che Apple potesse imporre uno stacco generazionale molto rilevante, oggi dopo avere ascoltato Jobs sono più fiducioso. Mi pare che stiano facendo una lavoro che condurrà  ad un passaggio trasparente”. Per quanto riguarda il congelamento delle vendite Gartneberg non appare pessimista: “chiunque in questo settore sa che se si ha pazienza e la possibilità  di aspettare si avranno a disposizione macchine sempre più veloci e potenti e più economiche. Il vero investimento è nel software e nello scenario di Apple il software ti segue. Data la vita media di una macchina, 12 o 24 mesi, non mi pare che siamo di fronte ad un grande inibitore”

In questa ridda di voci e di pareri non mancano anche quelle di alleati, potenziali alleati, quasi ex alleati e avversari dichiarati.

Tra i primi sono note le affermazioni di Bruce Chitzen, CEO di Adobe, la più grande software house mondiale dopo Microsoft, apparso ieri sul palco di San Francisco per chiedersi come mai Apple abbia impiegato così a lungo per fare questa scelta e per annunciare che la sua società  sarà  tra le prime a rilasciare prodotti per i Mac “Intel inside”.

Meno alta è risuonata la voce, indubitabilmente delusa, di AMD, che da anni qualcuno voleva partner in pectore di Apple. “Scelgono la piattaforma x86 – ha detto una portavoce della società  di Sunnyvale – ma non fanno la scelta migliore. Siamo comunque nella posizione di poter offrire ad Apple i più innovativi processori oggi sul mercato”.

“La nostra fornitura di processori ad Apple – si legge in un documento inoltrato ai dipendenti dell’ex divisione semiconduttori di Motorola dal CEO di Michael Mayer – rappresenta il 3% del totale. E’ comunque chiaro che la focalizzazione del mondo dei processori si sta allontanando dai computer per concentrarsi su altre aree. La dismissione di questo business ci dà  la possibilità  di concentrarci su altri ambiti dove la nostra offerta può essere più adeguata”. Freescale ha comunque confermato di avere in preparazione una nuova serie di processori G4 più veloci di quelli attuali per Mac mini e per iBook.

IBM, quella che potrebbe essere individuata come la grande sconfitta dell’annuncio di ieri, non pare molto preoccupata. Anzi pare quasi di leggere un certo sollievo pur a fronte del colpo finale portato all’alleanza PPC: “il nostro obbiettivo – dice un portavoce di Big Blue – è ora quello di spostare in maniera aggressiva la nostra attenzione dai PC e migrare l’architettura Power oltre questa nicchia. Sony, Microsoft con Xbox e Nintendo saranno i nostri clienti di riferimento in questo settore”

Al coro dei commenti non poteva mancare la voce di Microsoft. L’occasione di parlare della migrazione di Apple da PowerPc ad Intel è arrivata nel contesto della TechEd Conference cui era presente Steve Ballmer. Il CEO di Redmond ha espresso una apparente indifferenza alla notizia. “Ci saranno più terze parti che supporteranno questa scelta? Ci sarà  più hardware Apple? Cambia il modello di business? Non credo proprio. Ci sono più applicazioni per Windows che per Apple e questo non cambierà “. Anzi, secondo Ballmer, Apple potrebbe avere più problemi. “migrazione di conoscenze, comprensione del nuovo hardware. Questo li rallenterà “.

Infine il “commento” dei mercati finanziari che paiono anch’essi, pur tra qualche scossone, paiono avere assunto una posizione d’attesa. Dopo qualche alto e basso la borsa ieri ha chiuso con un -0,92%, tutto sommato poco rilevante stando la portata dell’annuncio. Segno evidente che gli investitori prima di fare qualche scelta vogliono capire. La conferma che chi acquista e vende azioni preferisce stare alla finestra giunge in queste ore dalle contrattazioni a mercati chiusi. L’€™ ‘€œafter bell”, solitamente molto sensibile a movimenti speculativi, non pare affatto impressionato dalla svolta, tanto che, al momento in cui scriviamo, le quotazioni sono in territorio negativo solo di qualche frazione di punto percentuale.

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