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Foxconn investirà 342 milioni di dollari nell’intelligenza artificiale

Nei vecchi manuali di business si chiama “diversificazione” e funziona così: quando il lavoro va molto bene, i soldi entrano, e le nuvole sono all’orizzonte ma sono ancora lontano, è il momento di cominciare a scommettere pesantemente su qualcosa d’altro.

Il chairman di Foxconn, anzi della casa madre taiwanese cioè la holdoing Hon Hai Precision Industry, si chiama Terry Gou e chiaramente quella lezione la conosce molto bene, tanto che ha deciso di metterla in pratica adesso.

Foxconn in Cina ha fabbriche a Shenzen da un milione e mezzo di operai, altre ne ha in Brasile e in varie parti del pianeta. Nasce per assemblare prodotti elettronici progettati da altri e si è fatta un nome, oltre ad aver guadagnato un mare di soldi, con Apple grazie ai Macintosh ma soprattutto grazie agli iPhone e agli iPad. Soprattutto agli iPhone. Le infinite catene di montaggio dei telefoni di Apple sono finite più volte sui giornali e nei telegiornali per la loro gigantesca dimensione, per il quantitativo enorme di persone che ci lavorano, per gli stipendi (bassi), per il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, per le reti anti suicidi e per i suicidi, per il rispetto o la mancanza di rispetto dell’ambiente.

Fino ad ora, come mostra anche l’ultima trimestrale di Apple, il business va più che bene. Di telefoni con la mela se ne fanno sempre di più, di componenti da assemblare ce ne sono sempre di più e, a differenza di quanto accade per i fornitori di materiali per l’assemblaggio dei telefoni e dei tablet (ad esempio Samsung e gli altri) Foxconn è in una posizione piuttosto stabile e invidiabile. Le nuvole? Se anche ci sono, sono molto lontane all’orizzonte. La fine dell’epoca di Apple e dei suoi apparecchi, il crollo del mercato, la trasformazione delle dinamiche, l’emergere di altri assemblatori magari in Cina. Insomma, rischi ce ne sono sempre ma fino a questo momento c’è stato solo spazio per spingere e arrivare un po’ più lontano ogni mese, ogni anno.

Fino a questo momento. Però il buon Gou ha fama di uno che vede lontano e ha deciso che, da qui al 2022, come riporta Asia Nikkei, investirà pesantemente nell’intelligenza artificiale. Un totale provvisorio di 342 milioni di dollari ma ne potrebbe mettere anche fino a 10 miliardi di dollari se “vedremo che la partenza e il funzionamento di questa nuova area è particolarmente buono”. Cosa vuole fare quindi Gou?

L’ìidea del chairman della Hon Hai Precision Industry è di trasformare l’azienda in un player del settore dell’intelligenza artificiale di primo piano. Per fare questo intende mettere sul piatto, oltre ai soldi, i migliori talenti del settore, creare nuovi spazi di lavoro, sviluppare apparecchi che utilizzano sensori e attuatori per rendere l’intelligenza artificiale uno strumento capace di operare nel mondo raccogliendo informazioni e manipolando oggetti. “Vogliamo diventare una piattaforma per l’intelligenza artificiale di primaria importanza, piuttosto che continuare ad essere solo un’azienda manufatturiera”, ha spiegato Gou.

Intanto, una delle prime rockstar del settore della ricerca sull’intelligenza artificiale, il coreano-americano Andrew Ng (fondatore di Landing.ai), parteciperà con il suo expertise a un programma interno di studio e utilizzo della intelligenza artificiale su Foxconn stessa, cioè sulle sue fabbriche. L’obiettivo è razionalizzare, migliorare, potenziare la produzione, con una serie di miglioramenti e affinamenti rispetto al lavoro fatto finora dalle migliori menti a disposizione dell’azienda. Arrivare a trasformare la produttività di Foxconn in un modello fluido, senza attriti e resistente, senza sperperi e senza sprechi, è da sola una sfida che per l’azienda taiwanese vale la pena di affrontare. Perché potrebbe generare risparmi per miliardi e miliardi di dollari, aumentando in maniera clamorosa i profitti anche in un mercato di volumi e fatturati tendenzialmente decrescenti.

Sconfiggere insomma le nuvole all’orizzonte prima che arrivino sin qui, trovando un riparo.

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