La nuova applicazione Apple Maps può essere considerata senza timore di smentita la pietra dello scandalo del nuovo iOS 6, e di conseguenza dell’ultimo modello di iPhone. La app per le mappe di Apple è stata criticata dalla stragrande maggioranza degli osservatori, anche dai più ferventi sostenitori del marchio della Mela, in alcuni casi più propensi a valutazioni meno dure.
Ma qual è l’opinione dei consumatori? Mike Blumenthal ha condotto un sondaggio online, cercando di valutare l’impatto del “downgrade” della applicazione delle mappe, con risultati forse per certi versi sorprendenti, ma per altri prevedibili. Oltre il 50% dei rispondenti considera irrilevanti i problemi di Apple Maps; il 23.3% sostiene che Apple Maps è sufficientemente ok per l’utilizzo e il 17.2% percepisce come fastidiosi gli errori della App ma non così fastidiosi da influire sulle future decisioni di acquisto. Solo una percentuale inferiore al 10% considera i problemi di Apple Maps così negativi da influenzare le prossime decisioni in maniera negativa nei confronti di un iPhone.
Il campione di Mike Blumenthal è certamente ridotto, pari a solo 168 persone, e quindi da prendere con le immancabili pinze del beneficio del dubbio, ma è probabile che il risultato possa in qualche modo evidenziale il divario che spesso si erge fra le opinioni e le valutazioni degli addetti ai lavori, e l’effettiva percezione dell’utente finale, per il quale la qualità offerta da Apple Maps potrebbe essere sufficiente. Parte di questa soddisfazione potrebbe comunque derivare dall’avere sul proprio dispositivo una app in grado di offrire la navigazione svolta dopo svolta, opzione che la vecchia app di Google Maps, con aldilà dei pregi e della precisione, non offriva agli utenti iPhone.
Tali considerazioni non spazzano via in alcun modo i dubbi sul software di geolocalizzazione della Mela; semplicemente spingono ad affrontare la questione dal punto di vista dell’utente comune, l’utilizzatore medio, per il quale i più volte indicati “dubbi cartesiani” su Apple Maps, alla fine, potrebbero non esistere del tutto. Almeno non per oltre il 90% di loro.
Fonte: Mike Blumenthals Blog
