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Ive sul design di Apple: «La sfida è dare alla gente qualche cosa di personale»

La vera sfida del design di Apple? La cura di un prodotto affinché la gente lo senta come qualche cosa di personale. Ecco la filosofia di Jonathan Ive, la persona che ha guidato la scelta di materiali e design degli ultimi prodotti della Mela, così com’è riportata dal Sunday Times in un’estesa intervista menzionata da 9to5Mac.

Il giornale traccia un profilo di Jony Ive, dalle sue origini fino a diventare la persona che, secondo il Sunday Times, ha rivoluzionato il mondo moderno. Nell’intervista Ive spiega come questo sia stato possibile grazie ad un team molto piccolo: 15 designer provenienti da diversi paesi, non solo dagli USA ma anche dall’Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito e Giappone, persone che insieme lavorano in Apple da circa 15-20 anni e il cui lavoro viene svolto in un contesto quasi artigianale. Nell’ufficio di Ive in cui si trovano diverse macchine di taglio controllate da computer e un grande tavolo di legno su cui vengono discussi e testati i nuovi prototipi e che somiglia a quello dei Genius Bar.

Ive cura meticolosamente ogni aspetto, una cosa non nuova, ma che viene illustrata da alcuni esempi: ha lavorato con l’industria dolciaria per perfezionare le trasparenze in stile caramella del primo iMac che ha segnato il ritorno di Jobs in Apple, oppure è stato in visita a Nigata nel Nord del Giappone per imparare come gli esperti di metallo locali battono il metallo fino a farlo diventare sottilissimo, per poi costruire il PowerBook Titanium, il primo portatile costruito in alluminio quando tutti i computer portatili sul mercato erano realizzati in plastica nera. «Abbiamo lavorato per mesi e mesi – dice ancora Ive a titolo di esempio – sul piedistallo di sostegno degli iMac. Lo riteniamo un dovere che dimostra l’attenzione per un certo prodotto, anche quello che non si vede ha lo stesso livello di quello che si vede».

Nonostante tutto questo impegno e cura nel design dei prodotti Apple, Ive non considera nessuno dei prodotti già lanciati come il suo lavoro migliore; c’è sempre spazio per fare meglio. Questa considerazione di Ive vale anche per i dispositivi e gli accessori che non solo hanno avuto successo ma che sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo, come per esempio i primi auricolari bianchi di iPod e poi di iPhone. Anche dopo che il prodotto è stato lanciato, si chiede: “Avrei potuto farlo meglio?”; questo è secondo Ive “Un male cui sono condannati tutti i progettisti”.

design di Apple

Tutta questa cura deriva dalla filosofia di fondo intorno a cui Ive lavora e che è la cosa che unisce il suo spirito professionale a quello che guida Apple: creare oggetti che si sentono personali. «la difficoltà di creare qualche cosa di intimamente unito alla nostra individualità. Questa sfida è quello che mi ha attratto in Apple»

I concorrenti di Apple non raccolgono, invece, questa sfida, secondo Ive «Siamo circondati da oggetti anonimi, di scarsa qualità – dice il designe di Apple – E’ forte la tentazione di pensare che sia perché non importa alle persone che li usano.., proprio come le persone che li fanno. Ma quello che abbiamo dimostrato è che alla gente importa”. Invece a una domanda diretta sulle società che si ispirano ai design e alle idee di Apple Ive risponde senza esitazioni: “E’ un furto”. Senza fare alcun nome, Ive precisa che non si tratta solo della copia di un deisgn ma di “Migliaia e migliaia di ore di dibattito e problemi da risolvere”.

Nell’intervista Ive non manca un ricordo di Steve Jobs che per lui non fu solo il Ceo di Apple, e quindi la persona a cui dover rispondere con il proprio lavoro, ma anche e soprattutto un amico. Ora a distanza dalla scomparsa di Jobs, Ive ne difende la memoria e la persona contro l’immagine del despota che spesso fuoriesce dalle pagine dei libri e dei numerosi articoli scritti sul co-fondatore di Apple: “Tanto è stato scritto su Steve e io non riconosco il mio amico in gran parte di questo. Sì, aveva opinioni molto precise. Sì, poteva far male con le sue opinioni. Sì, ti metteva costantemente in discussione. ‘Questo è abbastanza buono? È giusto? Ma era incredibilmente intelligente. Le sue idee erano audaci e magnifiche. Potevano un senso di vertigine”.

Naturalmente il giornalista rivolge una domanda a Jony Ive su iWatch a cui, altrettanto naturalmente, il designer non risponde dichiarando che Apple è ovviamente al lavoro su nuovi prodotti segreti di cui non può parlare: Ive paragona le indiscrezioni su iWatch a una partita a scacchi.

Ive parla, a modo suo, del futuro lontano da Apple. Una ipotesi, sulla carta, non esclusa: «se Apple non fosse in grado di innovare, me ne andrei e lavorerei per fare oggetti per me, familiari e amici» ma questo non succederà perché: «Siamo all’inizio di un’era notevole, in cui sarà sviluppato un notevole numero di prodotti. Quando pensiamo alla tecnologia e ciò che ci ha permesso di fare finora, e cosa ci permetterà di fare in futuro, non siamo nemmeno vicino a qualsiasi tipo di limite. E’ ancora così, così nuova».

Una frase che rimane volutamente vaga, indicando tutte le meraviglie tecnologiche che possono arrivare sul mercato introdotte in generale dalle aziende che vi operano. Una frase pronunciata però dal principale designer di Cupertino, responsabile di alcuni dei prodotti migliori degli ultimi 20 anni, una frase che gli appassionati di Apple possono interpretare anche come una indicazione di grandi novità in arrivo marchiate con la Mela morsicata.

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