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La voce ebraica di Siri ha citato in giudizio Apple

La doppiatrice che presta la propria voce alla versione ebraica di Siri ha citato in giudizio Apple. Galit Gura-Ein, nota anche perché presta la voce all’app Waze, afferma che Apple ha usato la sua voce senza permesso.

La donna, nella citazione lamenta anche che le persone sfruttano la sua voce per creare messaggi molesti, razzisti e violenti. Al pari di altre voci usate per Siri, quella di Galit Gura-Eini è stata registrata nel 2007 da una filiale locale di Nuance Communications, azienda nota per lo sviluppo di tecnologie vocali e applicazioni di digitalizzazione. Stando a quanto riportato nei documenti dell’azione legale, Galit Gura-Eini ha dato a Nuance il permesso di usare la sua voce solo per “legittime” circostanze.

La doppiatrice riferisce di aver saputo dell’uso della sua voce per Siri in occasione del lancio della versione ebraica del servizio Apple, nel 2016. All’inizio del 2018 la donna avrebbe cercato di mettersi in contatto con la Mela per chiedere la rimozione della sua voce ma Apple avrebbe rifiutato.

Galit Gura-Eini. Foto: Dana Kopel
Galit Gura-Eini. Foto: Dana Kopel

Nella citazione in giudizio si lascia intendere che la voce di Gura-Eini è “ampiamente identificata e associata” con la sua persona. Gli utenti userebbero la sua voce per riprodurre frasi inappropriate, elemento che a suo dire equivale ad associare la voce del querelante a un mezzo per diffondere discorsi con “linguaggio inappropriato e umiliante”.

Apple, da parte sua, riferisce di non aver fatto nulla di errato. I legali della Mela spiegano che le registrazioni dei vari termini sono state ottenute legalmente da Galit Gura-Eine e che quest’ultima non ha titolo di proprietà giuridica sulle registrazioni. Un portavoce di Apple avrebbe riferito che “la sua voce nell’app Siri non è altro che un insieme di sillabe unite insieme da un algoritmo”. L’azione legale mira a ottenere 66.000$ ed è stata presentata presso il tribunale distrettuale di Tel Aviv.

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