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Maestral, il client open source per Dropbox

Una premessa necessaria: siamo dei grandi fan di Dropbox. Il servizio consumer con una versione professionale per l’archiviazione e sincronizzazione nel cloud dei nostri documenti ha una reputazione immacolata e una potenza di fuoco incredibile. È nato nel 2007 sfruttando in maniera ottimale la strategia del “freemium” (un piano base stile Gmail che può essere ingrandito come capienza invitando gli amici, e poi i piani a pagamento) e oggi è, assieme a Box, il motore del cloud dei documenti, quell’hard disk nella nuvola di cui parlava Steve Jobs. Però.

C’è un però. Negli ultimi due-tre anni quelli di Dropbox si sono fatti prendere dal bisogno di fare di più, di crescere, di appesantire il loro servizio con altre funzionalità nella comprensibile ansia di rimanere schiacciati sotto i big come iCloud, Google Drive e Microsoft One Drive (senza contare Box, che continua a crescere). Insomma, hanno deciso che avevano già fatto il meglio che potevano in quello che facevano e adesso dovevano fare altro e di più.

Sono nate così le funzioni di backup delle foto, di backup del computer, di gestore delle password, di condivisione dei documenti (Paper). E il client per computer è diventato sempre più pesante, farraginoso, pieno di “pubblicità” che cercano di farti abbonare e, anche se sei abbonato, passare al piano superiore e più costoso. Inoltre, sono arrivati dei limiti importanti alle funzioni sia del piano gratuito che dei piani più economici. Il piano gratuito permette al client di essere installato su tre computer al massimo, non ci sono le funzioni di ricerca all’interno dei file e in generale in tutto il contenitore cloud, non si possono fare in transfer dei documenti ma solo le condivisioni e anche quelle in maniera limitata.

In redazione alcuni di noi hanno deciso di abbandonare il servizio a pagamento a favore di iCloud e, per ovviare a queste limitazioni (perché la presenza su Dropbox è comunque necessaria per un paio di app e per un paio di condivisioni “strategiche”), trovare una alternativa al tremendo client Mac che, oltretutto, non è ottimizzato per i processori M1 e si mangia viva la CPU. Siamo felici di informarvi che abbiamo trovato la soluzione alternativa.

Maestral

Ecco a voi, signore e signori, Maestral, progetto open source di client Cocoa e volendo anche a riga di comando che permette di utilizzare il 90% delle funzioni di Dropbox senza appesantire la CPU (la versione Apple Silicon è nativa) e senza pesare nel conteggio dei client installati per i piani Dropbox gratuiti.

Maestral è gratuito e open source, non si scarica dall’app store a dal sito dello sviluppatore. È comunque un’app notarizzata (cioè registrata con i certificati per sviluppatori di Apple) ma, come il client Dropbox, è al di fuori del perimetro delle app ammesse sul Mac App Store perché offre funzionalità di basso livello.

Ci sono quindi dei punti di forza e dei limiti per quanto riguarda l’app in quanto tale che per il servizio. La stiamo utilizzando sia sul MacBook Air M1 che sul Mac mini M1 senza problemi e questo ci offre la possibilità, quando arriveremo a scadenza del piano annuale di Dropbox, di non rinnovarlo (la migrazione dei dati su iCloud l’abbiamo già fatta e ne parleremo più avanti in un altro articolo) e passare alla versione “base” gratuita con i giga accumulati a suo tempo presentando alcuni amici.

Vediamo prima di tutto quali sono le debolezze di Maestral, sia quelli dichiarati dallo sviluppatore che quelli riscontrati da noi

Maestral, il client open source per Dropbox

I punti deboli

Dicevamo che Maestral non fa tutto quello che fa il client di Dropbox. Cominciamo con la più grande: Maestral non supporta Dropbox Paper. Se non utilizzate il servizio di scrittura e condivisione dei documenti in formato Dropbox (è il clone di Google Docs) allora dovete usare il client tradizionale o lavorare da browser. Stessa cosa per la gestione dei Team di Dropbox e delle impostazioni avanzate delle cartelle condivise.

Inoltre, siccome Maestral utilizza le API ufficiali di Dropbox, a differenza del client che ha accesso anche a delle API riservate, Maestral fa il trasferimento dei file interi quando vengono modificati, mentre il client Dropbox può fare una cosa chiamata “binary diff”, cioè trasferire solo pezzi dei documenti, immagini, video etc, riducendo sia la banda utilizzata che i tempi di trasferimento. È comunque un problema che ricorre solo per chi modifica ad esempio dei video o delle immagini Tiff di grandi dimensioni (e solo se li modifica, non quando vengono caricati perché ovviamente deve essere caricato tutto il file), non per chi utilizza il servizio Dropbox modificando documenti con dimensioni “normali”.

I vantaggi di Maestral

Dal punto di vista invece di quello che Maestral può fare, ci sono parecchie cose: intanto il client è open source quindi la sicurezza viene garantita dalla revisione costante fatta da parte della community. Inoltre, è studiato per supportare anche vecchi sistemi operativi (soprattutto in ambito Linux) non più compatibili con il client moderno di Dropbox.

L’altro grande vantaggio, a parità di funzionalità, sta nel fatto che Maestral recupera lo spirito di Dropbox iniziale e mira soprattutto alla sincronizzazione dei file sul cloud e alla condivisione di file e cartelle.

L’app macOS è molto più piccola di quella ufficiale di Dropbox: 40 Megabyte contro 420 Megabyte. È una app Universal binary quindi nativa anche per Apple Silicon. Utilizza molta meno memoria Ram: 100 Megabyte per una cartella Dropbox di medie dimensioni, contro i 500 Megabyte di Dropbox per una cartella identica. Inoltre, usando solo il servizio di sincronizzazione da linea di comando senza l’interfaccia grafica l’uso della memoria cala ulteriormente.

Maestral supporta la sincronizzazione di più account Dropbox in parallelo utilizzando più istanze dell’app in parallelo. Come abbiamo detto, non viene contata come una delle tre istallazioni consentite per il piano base gratuito di Dropbox perché non è il client ufficiale ma una app che utilizza semplicemente un token di Dropbox e sincronizza con le API pubbliche.

Infine, Maestral (a differenza del client di Dropbox) non raccoglie informazioni sugli utenti se non quelle necessarie per fare il collegamento con il servizio di Dropbox (quello che invece raccoglie Dropbox è stabilito nelle linee guida fornite dal sito del servizio).

Maestral, il client open source per Dropbox

Breve prova sul campo

Abbiamo provato Maestral prima sul MacBook Air già sincronizzato con Dropbox e poi con il Mac mini. In entrambi i casi avevamo ridotto molto le dimensioni della nostra cartella Dropbox con la migrazione a iCloud, che adesso “pesa” circa 30 GB e ha un piano Pro da un Terabyte.

Sul MacBook Air abbiamo chiuso l’app di Dropbox ma senza disattivarla, abbiamo avviato Maestral che ci ha inviato sul sito di Dropbox per ottenere il token (una lunga sequenza alfanumerica) che è l’identificativo richiesto da Dropbox per autenticare una app che vuole accedere ai documenti nel cloud. Abbiamo copiato nell’apposita finestra presentata da Maestral il token e ci è stato chiesto di avviare la sincronizzazione creando una nuova cartella (Dropbox Maestral) oppure scegliendone un’altra o modificando il nome. Sul MacBook abbiamo creato la nuova cartella e la sincronizzazione si è conclusa velocemente, senza problemi.

Dopo alcuni giorno di test andati perfettamente a punto, abbiamo spento definitivamente Dropbox disinstallandolo dal MacBook Air e abbiamo usato solo Maestral. A questo punto abbiamo fatto la migrazione anche sul Mac mini, seguendo però l’altro approccio.

Abbiamo autenticato l’app prendendo il token però abbiamo indicato come cartella per la sincronizzazione quella pre-esistente di Dropbox (che avevamo “spento”). La sincronizzazione ha riconosciuto tutti i file presenti senza creare doppioni (non c’erano sincronizzazioni in corso) e alla fine abbiamo spento Maestral, riacceso e disinstallato Dropbox, riavviato Maestral e vissuto felici e contenti da quel momento.

In conclusione

L’alternativa open source è ottima, funziona bene, è molto più leggera e consuma meno CPU e batteria. I vantaggi sono questi, oltre al fatto che fa principalmente solo la cosa che usiamo di più, cioè la sincronizzazione dei documenti. Ottima anche per chi deve gestire più account in parallelo. Per chi invece utilizza funzionalità avanzate di Dropbox (backup, password manager, gestione cartelle condivise in larga scala, transfer) alcune cose possono essere fatte via browser e altre no.

Gli svantaggi veri sono però solo quelli relativi a qualunque app open source collegata per di più a un servizio di terze parti. L’app potrebbe non seguire le evoluzioni del sistema operativo abbastanza velocemente oppure potrebbe non riuscire a seguire eventuali cambiamenti di API da parte di Dropbox.

Nel peggiore dei casi, però, basta tornare al client Dropbox. O abbandonare del tutto il servizio, come alcuni di noi in redazione stanno pensando di fare.

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