Project Indigo è la nuova app di fotografia computazionale sviluppata da Adobe, per mano di due ex dipendenti Google che hanno lavorato alla fotografia computazionale dei Pixel. E’ pensata per gli utenti iPhone che desiderano un controllo professionale e una qualità d’immagine superiore rispetto alle classiche fotocamere degli smartphone e promette risultati tipici di una DSLR.
Presentata da Marc Levoy e Florian Kainz, Indigo punta a colmare il divario tra la fotografia mobile e quella professionale, offrendo risultati che si avvicinano alla qualità delle DSLR e delle mirrorless, sfruttando al massimo il potenziale del software. Del resto si sa che, ad oggi, anche il software svolge una parte fondamentale degli scatti su smartphone, che propongono lenti e obiettivi di qualità, sulle quali il software interviene ormai in modo massiccio.
La verità è che, nonostante il progredire dell’hardware, ad oggi nei dispositivi mobili gran parte del miglioramento fotografico è dato dalla elaborazione software. Tuttavia, gli smartphone continuano a presentare limiti, come la mancanza di teleobiettivi lunghi, basandosi su sensori piccoli e soffrendo del cosiddetto “smartphone look” (foto sovra-sature, troppo nitide e artificiali).
Per porre rimedio a queste problematiche, Indigo si propone come soluzione avanzata, introducendo controlli manuali completi (ISO, esposizione, fuoco, bilanciamento del bianco e così via) e output in formati JPEG o DNG.
Il punto di forza, spiega il team di sviluppo, è l’approccio alla fotografia computazionale: anziché catturare un singolo scatto, Indigo registra fino a 32 fotogrammi in rapida successione. Questi vengono poi allineati e fusi per ridurre il rumore e preservare i dettagli, permettendo una qualità superiore sia in condizioni di luce scarsa che in scene ad alta gamma dinamica.
Indigo applica una tonalità più naturale, evitando l’eccessiva elaborazione delle app comuni. Tra le tecnologie di cui si serve l’app quella chiamata Tone mapping, oltre a regolazioni locali, che vengono usati con moderazione, per mantenere un’estetica fedele e quindi apprezzabile anche su schermi più grandi. Il look risultante ricorda quello delle reflex digitali, con una compatibilità naturale con Adobe Lightroom grazie al profilo Adaptive Color.
Dal punto di vista tecnico, Indigo elabora i dati grezzi (raw), mantenendo però il formato DNG pre-demosaicizzato, offrendo vantaggi in termini di qualità e dimensioni. Le immagini JPEG, invece, includono una rappresentazione SDR e una HDR grazie a un nuovo formato ibrido (base SDR + gain map), compatibile con le più grandi piattaforme, come quelle Apple, Adobe, Google, e altre ancora.
Indigo, naturalmente, si integra perfettamente con il flusso di lavoro Lightroom, offrendo un passaggio diretto alla modifica del file raw. L’app, inoltre, include anche modalità più specifiche, come “Photo” (con zero shutter lag) e “Night”, che adatta automaticamente la cattura a condizioni di scarsa luce, privilegiando l’uso di cavalletti per esposizioni più lunghe.
Un’altra funzione innovativa è la “super-risoluzione multi-frame”, utile quando si effettua uno zoom digitale. In questo caso l’app sfrutta i movimenti naturali della mano per catturare prospettive leggermente diverse e combinarle, ottenendo più dettaglio reale senza che debba essere l’AI a generarlo.
Un aspetto particolarmente interessante è la capacità dell’app di mostrare in tempo reale un’anteprima fedele del risultato finale direttamente sullo schermo, ancora prima di scattare. Questo approccio, noto come WYSIWYG (What You See Is What You Get), permette di visualizzare il look definitivo già nel mirino, trasformando l’esperienza fotografica: l’editing non è più un momento successivo, ma parte integrante dello scatto stesso.
L’app Indigo è già disponibile su App Store. Tutte le immagini di questo articolo sono di Adobe.